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In montagna con Erri De Luca
19.6.2005, Augusto Golin
Il rapporto di Erri De Luca con la montagna comincia verso i trent’anni. La montagna era distante da Napoli ma molto di più dalla tempesta politica degli anni della gioventù. Un rapporto maturo, maturato a contatto con la roccia delle Dolomiti ma anche delle falesie vicino a casa nella campagna romana.Erri racconta: “...con il mare ho esaurito tutte le scorte di paure, incubi e terrore che può avere un ragazzo, così quando ho scoperto la montagna l’ho fatto così, da adulto consapevole, senza quel bagaglio di paure che può avere uno che l’ha conosciuta da ragazzo”.
Ma la montagna non è solo svago o esercizio fisico. Per un narratore, un distillatore di parole, come è Erri De Luca la montagna diventa momento di riflessione: “scalare è per me un’attività che porta via la testa dal centro, abolisce la monarchia della testa per dare democrazia a tutte le parti del corpo, riunite che partecipano con uguale diritto di governo. Se una falange alla quale sono appeso fa male, questa comanda tutto il resto e decide lei che cosa fare. L’arrampicata mi piace perché insegna alla testa a stare al suo posto. La paura proviene dalla testa, è il tentativo della testa, messa troppo a lungo in disparte, di riprendere il controllo sul corpo, di fare la guida e decide di ficcare in giro per il corpo questo spreco di energie, un consumo di risorse. Per vincerla mi fermo e ascolto il corpo, lo sento battere, pulsare, vivere. Questo ascoltare il corpo rimanda il messaggio alla testa, lo addormenta”.
L’attenzione non è però rivolta solo a se stesso, ma anche all’ambiente che lo circonda: “...in montagna, mentre arrampico, mi sento un passante, senza diritto di chiodo e martello. In montagna mi piace passare senza far rumore, anche quando salgo un sentiero. Cerco nei passi e nei gesti della scalata di essere leggero, di non lasciare traccia. Lì più che altrove sono un intruso”.
Una montagna dove non esiste vittoria o sconfitta: “...esiste solamente il segno X, un pareggio riportato tra le proprie risorse e la integrale indifferenza della natura”.
L’ultimo suo obiettivo è l’aria sottile degli ottomila alla ricerca di che cosa, chissà?
Erri De Luca wurde 1950 in Neapel geboren. Er schloss sich Lotta Continua an, wo er für den Ordnungsdienst verantwortlich war. Er war Fabrikarbeiter bei FIAT, wo er auch für die Arbeiterrechte mitkämpfte. Als Autodidakt lernte er Hebräisch, um die Heiligen Schriften im Original lesen zu können und übersetzte dann auch verschiedene Bücher der Bibel.
Während des Krieges im ehem. Jugoslawien hat er als Lastwagenfahrer für Hilfslieferungen gearbeitet. Er hat für Zeitungen/ Zeitschriften wie Il Manifesto, Avvenire und Micromega geschrieben. Heute ist er Schriftsteller und Bergsteiger bzw. Bergbegeisterter.
Sein erster Roman Non ora, non qui ist 1989 (im Feltrinelli Verlag) erschienen. Seither hat er zahlreiche Werke verfasst. Zu letzt erschienen (2005) sind Solo andata, Morso di luna nuova und Sulle tracce di Nives la tigre. Seine Werke sind auch ins Deutsche (u.a. Das Meer der Erinnerung, Der Himmel im Süden, Ich bin da) sowie ins Französische (Montedidio, Le contraire de un, Oeuvre sur l’eau usw.) übersetzt worden.