Yolande Mukagasana: lettera agli africani
Spero che tutti quelli che hanno visto ART (*uno sconvolgente documentario sull’Africa) siano così commossi, così disgustati, così tristi, ma soprattutto interpellati come me.
Questo mi riporta direttamente al Ruanda nel 1994. Lo stupro, sempre lo stupro e ancora lo stupro. Lo stupro perfino con dei pezzi di bastone…
La morte delle donne e delle bambine. Sempre all’arma bianca, il machete, la zappa, l’ascia… No, questo divieneinsopportabile!
Il mondo guarda, il mondo tace e s’indigna. E aldilà dell’indignazione? E dopo? E noi? Ci contentiamo di crogiolarci nell’indignazione ?
Perdonatemi, se non posso dormire senza inginocchiarmi dinnanzi a tutti voi, Africani dei Grandi Laghi.
Ve ne supplico, dimenticate le vostre collere, i vostri rancori, le vostre ribellioni forse legittime, a parte che ci sbagliamo senz’altro sul bersaglio.
Ve ne scongiuro, le nostre differenze non fanno di noi dei nemici, possono servirci da ponti per avvicinarci.
Cerchiamo di salvare tutte queste madri congolesi. Salviamo queste bambine la cui infanzia e innocenza vengono uccise. Queste bambine che non conosceranno la femminilità. Non dimentichiamo che mai, fino alla loro sopravvivenza (perché non possiamo parlare di una vita dopo quello che hanno subito) non potranno portare l’umanità nelle viscere. Non conosceranno l’amore, il motore della vita.
Io credo in Dio, ma sono disgustata sempre più da quelle religioni che si sono trasformate in psicologi, approfittando della sofferenza degli umani, invece di partecipare attivamente alla risoluzione delle cause di queste sofferenze.
Mettiamo da parte le nostre sofferenze e facciamo qualcosa nell’urgenza, perché siamo noi i soli responsabili di quanto ci accade. Smettiamo di lamentarci se non vogliamo fare proposte concrete.
Nella speranza che possiamo parlarne in un mondo sereno e aiutarci a vicenda per trovare delle soluzioni, vi prego di credere all’Amore per l’Africa e per tutti i miei africani senza distinzione.
Yolande Mukagasana
Una voce dei senza voce
Pubblicata nella lettera dell' Associazione di solidarietà internazionale RETE RADIE’ RESCH con la quale è in contatto attraverso il sostegno al progetto di diciassette orfani ruandesi che vivono con lei in Belgio.
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