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Martina Vocci: grazie papà, grazie Marino e cordialmente ciao

29.12.2017, Opicina, chiesa regina del Mondo

Vi chiedo scusa dell'emozione, e leggerò qualche riga - invocando clemenza se mi dovessi emozionare ancora di più, ma per me è stato molto bello già poter riflettere sul senso di mio padre.

Tre anni fa eravamo a Vienna, un Natale in famiglia, come abbiamo sempre fatto da quando ne ho memoria, perché dove c'era Marino anche noi eravamo. Tra amici, adulti e bambini, capi di stato, intellettuali della terra, scrittori, pescatori, poeti. E alla Galleria Belvedere, dove sono conservati alcuni capolavori del nostro patrimonio artistico, Marino era distratto - capitava spesso che noi donne lo trascinassimo per musei senza successo, perché lui guardava la gente. Mentre io noiosamente gli raccontavo di Klimt e cercavo di trasmettergli la mia emozione nel vedere la Giuditta, lui da buon padre mi ascoltava ma non era interessato. Guardava la gente, guardava la gente passare, ne osservava i volti, le abitudini, i gesti, cercava di carpirne la provenienza attraverso le lingue che sentiva parlare. Un resoconto completo attendeva me all'uscita dal museo. Oh, tanti sloveni, abbastanza italiani, caciaroni, qualche croato. Guardava sempre ai suoi mondi anche in giro per il mondo.... come portare esempi, migliorare, cambiare, crescere. FARE. Marino ha sempre amato la gente e la bellezza dell'umanità: dalle mani callose del contadino di Verteneglio a quelle segnate dal vento e dalla salsedine dei pescatori di Salvore, a quelle raffinate e possenti di Fulvio Tomizza e così potrei continuare ore come lui poteva trascorrerne altrettante a chiacchierare con tutti, ascoltandoli per davvero e cercando di "portare a casa" qualcosa da quelle conversazioni, ma al tempo stesso donando una parte di se stesso ai suoi interlocutori. Lo faceva sempre. Il dialogo e l'ascolto come strumento di conoscenza e crescita - non solo tra culture e genti diverse, magari con i loro dolori, ma proprio tra storie di persone, storie di gente.

Questa sua gioviale e piacevole abitudine con gli anni gli ha dato un bagaglio umano e di esperienza che ha unito a quella che aveva già: un profugo arrivato a Trieste nel 1954, dopo il memorandum di Londra, e che - nonostante tutto - ha sempre lottato per la gioia e il superamento di quelle barriere che gli stereotipi e la gente costruiva intorno a questi mondi, mondi plurali dalle ricchissime sfumature in cui il bianco e il nero non esistono, ma lasciano spazio solo a mille sfumature di grigio, che lui ha voluto conoscere e incontrare in tutta la sua vita, tessendo reti e legami che hanno arricchito in prima persona ma, ripeto cercando sempre di condividere con gli altri questo sottile e raffinato piacere con chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Verrebbe quasi da dire gente sparsa in tutta Europa, perché ha conosciuto e ascoltato centinaia di migliaia di persone nella sua vita, persone che si ricordano di lui e del suo sorriso caldo e cordiale, accogliente e includente. Perché Marino era generoso, nel senso nobile e profondo del termine. Non lo era per ambizione o narcisisimo, ma per autentica curiosità nei confronti della vita e del genere umano. E per fare questo ci vuole impegno e costanza, doti che a lui non sono mai mancate e che di volta in volta si è aggrovigliavano ai suoi temi: l'Istria e l'impossibile riconciliazione, il mare e le sue tradizioni, il bene comune con la politica, la cultura e civilità della tavola. Temi di cui si e' preso cura con passione e, soprattutto, appassionando chi lo ascoltava. E usando sempre la sua raffinata arte di mediazione per unire ciò che era stato spezzato.
Ancora due parole voglio ricordare accanto a papà: la prima è BELLEZZA, lui era innamorato della bellezza della vita, quella di un tramonto, del mare spazzato dalla bora, delle fioriture dei ciliegi e dei peschi, quella della sua terra rossa di Caldania, che si attacca addosso e non ti lascia mai, il vento tra i capelli in sella alla sua fedelissima Vespa 150. Una bellezza a cui ha educato anche tutti noi, perché - come ha scritto qualche settimana fa - il diritto alla felicità è di tutti e si trova nelle piccole cose semplice. E accanto alla bellezza, come seconda parola voglio mettere la GIUSTIZIA. Marino era un uomo che ha lottato tutta la vita per percorrere la via della giustizia, che si trasforma in onesta, ha cercato di insegnarla anche a noi figlie, fino all'ultimo respiro, attraverso il suo esempio perché era un uomo che ha scelto di MOSTRARCI cosa fosse questo valore, con COERENZA, una delle virtù più difficili perché richiede un esercizio costante e provoca tante sofferenze, soprattutto quando ci si trova davanti a qualcuno che non ne ha e ti costringe a intraprendere una strada in salita, bisogna avere buone gambe per percorrerla ma soprattutto valori etici e morali che, per lui non erano negoziabili. Non ha preso scorciatoie, lui, ha sempre accettato serenamente le conseguenze della sua coerenza, intimamente connessa a un puro e profondo senso di giustizia.

In questa Chiesa, tutti abbiamo dei ricordi di Marino, chi più chi meno, io sono tra le più fortunate perché era mio padre, ma credo che nessuno si possa dire indifferente a ciò che quest'uomo ha seminato. E ha seminato tantissimo. In pensieri, parole ma soprattutto sogni e utopie. Man mano che si realizzeranno, spero - perché lui ci vedeva lungo essendo abituato a cogliere con sensibilità le sfumature - continueremo ad avvertire la sua presenza intorno a noi, perché quelli come lui non ci lasciano mai e man mano che parole, pensieri e sogni si realizzano li sentiamo vicini a noi.

Voglio condividere con voi, uno dei suoi ultimi appunti - che negli scorsi mesi prendeva freneticamente su tutto quello che trovava - scontrini, estratti conti, prime pagine di giornali - e che parla di "diritto alla felicità". "Un mondo migliore è possibile - scrive papà - e il diritto alla felicità parte dalla bellezza, una bellezza che se anche non riusciamo a vederla è presente, ed è semplicità, e dobbiamo ricercarla insieme".

GRAZIE papà, grazie Marino e CordialmenteCIAO,
Alla prossima avventura per la queste nostre splendide terre plurali in cui la diversità anche grazie a te è diventata vera bellezza.

Opicina, 28 dicembre 2017

 



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