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motivazioni
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Intervento del presidente dell'ASGI Lorenzo Trucco alla presidenza della Camera dei deputati

29.11.2017, Presentazione Premio Langer 2017

Buongiorno a tutti. È una grande emozione aver ricevuto questo riconoscimento. Non solo perché assolutamente prestigioso, ma devo dire che tutti quanti i membri dell’associazione che in questo momento rappresento siamo veramente molto, molto onorati di essere stati accostati all’associazione Angalià. Credo che tutti quanti, in questa sala, abbiamo un groppo alla gola rispetto a questi racconti, queste tragedie il cui dramma sappiamo. L’ASGI è nata ventisette anni fa, come è stato detto, proprio perché nasceva allora in maniera forte l’esigenza di capire che cosa stesse succedendo da un punto di vista giuridico. Il problema – e le risorse, perché l’immigrazione porta non solo problemi ma anche molte risorse – era agli inizi, ma caratterizzato da questa complessità perché è tipicamente una situazione multidisciplinare, perché attraversa la vita della persona. E allora l’ASGI ha cercato di lavorare sostanzialmente su tre filoni, che sono quelli, da un lato, delle cause strategiche, ma con questo intendo anche le cause di ogni giorno delle persone più deboli e vulnerabili che chiedono una tutela. Dall’altro operare nel settore della formazione e consulenza, diretta a tutte le persone che si riesce a raggiungere. E come terzo filone possiamo indicare quello che adesso si indica con il termine advocacy, nel senso di cercare d’influire e di modificare - là dove ovviamente si riesca - le leggi, e quindi inserirsi nel mutamento normativo, supportati e accompagnati in questo dalla rivista “Diritto immigrazione cittadinanza” (tra l’altro da quest’anno siamo online e in maniera assolutamente aperta), rivista che facciamo con Magistratura Democratica e quindi con dei giudici. Io credo che veramente mai come in questo momento sia giusto usare un termine di cui forse si è un po’ abusato, il fatto cioè che stiamo vivendo una fase epocale: una fase epocale in cui il sistema dei diritti umani, che io credo sia l’unica, vera, grande ricchezza di cui si può vantare l’Europa, e questo perché il sistema dei diritti umani non è stato scritto da giuristi, appunto, a tavolino, ma è il frutto della sofferenza, delle morti, del dolore di questi racconti e di queste tragedie che abbiamo sentito e che sono davanti agli occhi di tutti. Questo sistema dei diritti umani ha sempre avuto un problema, che è quello della sua effettività, perché purtroppo si è sempre applicato solamente a una fetta di persone. Adesso, però, purtroppo – e credo sia giusto, proprio in questa sede, lanciare un grido d’allarme in questo senso - il problema è un altro: questo sistema è sotto attacco, questo sistema rischia davvero di essere cancellato. Quindi, proprio come giuristi, come tecnici credo sia un grande dovere e una grande responsabilità – a maggior ragione adesso che abbiamo ricevuto questo riconoscimento forse immeritato – cercare di comprendere e far comprendere cosa sta succedendo. Perché guardate, quando parlo di sistema sotto attacco, purtroppo noi ci troviamo di fronte a livello nazionale - ed è stata citata nella bellissima relazione introduttiva che è stata fatta - all’introduzione nel nostro sistema di una legge come la legge 46, meglio nota come Decreto Minniti, che forse per la prima volta stabilisce in maniera formale in un testo normativo che non tutte le persone sono uguali. L’abolizione del grado d’appello o la riforma del primo grado in tribunale avverso le decisioni negative delle commissioni che negano la protezione ci porta a dire – esempio molto banale - che se mi fanno una multa per divieto di sosta io ho tre gradi di giudizio, ma se devo far valere il mio diritto alla protezione – un diritto fondamentale – io non ho più la possibilità di andare in appello. E purtroppo l’orizzonte, anche a livello europeo, è molto, molto oscuro. E di questo purtroppo – ed è un paradosso - si parla molto poco a livello giuridico e di conoscenza. Voi sapete che sono state depositate ormai da tempo, ed è in atto la procedura davanti al Parlamento, le proposte della Commissione europea – un vero articolato - che tendono a riformare completamente tutto il sistema dell’asilo. Saranno modificate la direttiva sulle procedure, la direttiva qualifiche, la direttiva accoglienza, il sistema di Dublino, la centralizzazione dell’EASO, EURODAC, tutto purtroppo con un unico obiettivo chiarissimo, quello di portare all’esternalizzazione del diritto d’asilo. In termini più semplici si cerca d’impedire in tutti i modi alle persone di accedervi per poter richiedere questo diritto fondamentale, uno degli elementi base del nostro sistema di diritti. Faccio solo un esempio, per essere concreto, e gli amici greci, bravissimi, purtroppo lo stanno già sperimentando sulla loro pelle: se passa questa riforma, le direttive saranno trasformate in regolamenti, il che significa che quel che sta scritto nel regolamento non si potrà modificare e tra questi punti – tra moltissimi ne scelgo uno perché non c’è tempo, ma questo è giusto porlo in rilievo – saranno introdotti obbligatoriamente i concetti di paese di origine sicuro, di transito sicuro e di primo asilo, in base a un concetto di sicurezza legato non all’adesione – nemmeno formale - alla Convenzione di Ginevra, ma a un concetto molto più vago e discrezionale di protezione sufficiente. Il che vuol dire ciò che sta già avvenendo in Grecia, cioè che se passo dalla Turchia dovrò essere rimandato indietro. E tutto questo si salda con la stipulazione di questa galassia di accordi che tali non sono sotto il profilo giuridico, perché seguono procedure molto, ultrasemplificate: l’Italia ha fatto con la Libia quello che può essere definito un non accordo con un non paese. Ha fatto un accordo con il Sudan, che è presieduto da un personaggio che è indagato dalla Corte penale internazionale.

Ma tutto questo non importa. Perciò io credo, come giurista e come cittadino, che sia assolutamente importante mettere in rilievo questo. Guardate, qui stiamo arrivando al nocciolo della questione, alla scaturigine stessa del diritto: ma perché il diritto nasce? I potenti non ne hanno mai avuto bisogno. Il diritto nasce per tutelare i deboli. Quindi è proprio in questo momento che noi giuristi, ovviamente uniti agli altri, dobbiamo cercare di salvaguardare questo.

Quindi è un forte richiamo, sicuramente anche ai parlamentari, qui presenti e non, ai giuristi, alle associazioni, a tutti quanti, ai cittadini: attenzione, stiamo rischiando di riportare indietro l’orologio della storia, perdendo così le enormi risorse positive che derivano dalla migrazione.

Io credo – e le parole degli amici greci l’hanno ulteriormente ribadito – che l’Europa abbia un enorme patrimonio di accoglienza. Lo vediamo nella società civile. Magari con poca voce, ma ci sono questi movimenti che stanno emergendo, e la riprova sono le affermazioni degli amici greci.

Devo dire che, vista la mia età, non posso dimenticare che negli anni settanta, quando scoppiò il dramma dei boat people nei mari dell’Estremo Oriente, la motonave San Marco partì da Venezia per andare a recuperare i barconi dei boat people e portarli in Italia. E sbarcarono – questo non potrò mai dimenticarlo – a Venezia, in Piazza San Marco, presenti la fanfara dei carabinieri e i gonfaloni della città.

Ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni, purtroppo, va in una direzione assolutamente opposta, il che ci crea anche un senso di vergogna - almeno, questa è la mia valutazione – ma anche di fiducia, perché gli esempi di segno contrario ci sono, ci sono, ed è su questi che dobbiamo insistere.

Permettetemi quindi di chiudere, come faccio spesso - chi mi conosce lo sa – ma credo sia doveroso riprenderlo sempre, con il concetto base che ha ripetuto sempre quello che è sicuramente il maggior filosofo del diritto della nostra storia, la più grande figura del secolo scorso, Norberto Bobbio. Diceva che alla fine, fra un sistema democratico e un sistema non democratico, la differenza è una sola: il sistema non democratico è di tipo esclusivo, tende cioè a escludere una fascia consistente di persone dal godimento dei diritti fondamentali. Il sistema democratico, all’opposto, è di tipo inclusivo, vuole cioè includere tutte le persone nel godimento di tali diritti. Io credo che questa possa e debba essere una sorta di stella polare nel percorso che speriamo tutti assieme di continuare a fare.

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