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Dove i minori scompaiono: il buco nero di Bolzano

15.4.2017, Antenne Migrandi

Nelle ultime settimane si sono intensificati gli approdi sulle coste italiane, registrando da gennaio ad aprile un aumento del 25% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Si inizia a vedere anche sulla rotta del Brennero da Verona a Bolzano.

A Verona nel piazzale antistante la stazione, a Bolzano nel parco, sono arrivati dei minori somali. Senza orientamento, per decidere del loro futuro, si affidano alle conoscenze frammentarie raccolte lungo il viaggio e alle reti informali strette con altri rifugiati, somali e non, incontrati in strada.

Alcuni si trovano a Bolzano da 10 giorni, altri sono arrivati questo martedì. In totale ne abbiamo incontrati quindici, di cui tre ragazze, approdati a fine mese in Sicilia e in Calabria.

Per diversi giorni si è cercato di guadagnare un accesso ai servizi che possano prendere in carico la loro situazione e trovare un posto in accoglienza. Invano.
Da un lato la Questura ha tempi di ricevimento molto particolari: nel pomeriggio è difficile accedere per verificare la possibilità di un collocamento in una struttura di accoglienza, come peraltro previsto da legge. D’altra parte nessuno decide a che ora arriva un minore o quando lo si riesca ad incontrare in strada. n ogni caso la comunicazione è stata che non ci sono posti liberi nelle strutture, quindi i minori hanno continuato per giorni a dormire in strada.

Dall’altro i Servizi Sociali sembrano inavvicinabili: nonostante si sia ritornati più volte con due dei minori e si sia fatta segnalazione per iscritto, non è stato possibile incontrare un assistente sociale per informare della situazione e della presenza dei minori sul territorio.

E’ compito delle istituzioni preposte, i Servizi Sociali prima di tutto, prendere in carico il minore. E’ loro compito informarsi della loro situazione, tenendo dei colloqui, anche al fine di individuare le situazioni di vulnerabilità e le loro conseguenze sul piano psico-fisico, per potere agire in modo tempestivo nel supremo interesse del minore.

I minori arrivati a Bolzano provengono, come detto, dalla Somalia, dove da più di vent’anni si protrae una guerra civile, con combattimenti, disordini, violenze, sparatorie ogni giorno.

Alcuni di loro sono in viaggio da 2 anni, passano attraverso lo Yemen e le sue prigioni, il Sudan, l’Etiopia. Tutti sono transitati per la Libia, dove sono stati trattenuti, per periodi che variano da diversi medi ad un anno, in campi di detenzione. E’ oramai noto a tutti cosa succede in questi campi. Tutti i minori parlano di ricatti, estorsioni, maltrattamenti, percosse quotidiane, torture, ferite da armi da taglio, frustate con tubi gomma, violenze. Le ferite sono evidenti sui corpi dei ragazzi.

Alcuni dei minori che abbiamo incontrato hanno parenti, zii, fratelli, nonni, in altri Paesi del Nord Europa. Hanno diritto al ricongiungimento e a raggiungere i loro familiari in modo sicuro e protetto, non tentando di attraversare il confine del Brennero (o di Chiasso) nascondendosi sui treni - o in altri modi più pericolosi. Presupposto è che vengano presi in carico dalle istituzioni, che siano fornite loro precise informazioni legali sullo status giuridico nonché sui diritti di cui godono, tra cui quello appunto del ricongiungimento familiare.

Questo ritardo nella presa in carico inducono a minore a pensare che sia meglio transitare di nascosto o attraversare da soli il confine.

Il minore lasciato da solo in strada cercherà allora strade alternative a lui accessibili. Ad esempio si affiderà a passatori o a chi vende documenti falsi, come è successo in questi giorni a Bolzano. Immediata ulteriore conseguenza è anche una denuncia penale a carico di un minore per avere acquistato documenti falsi.

Ma chi dovrebbe rispondere realmente per quanto sta accadendo? Di chi è la responsabilità?
Solamente ieri, venerdì, le istituzioni hanno cominciato a rendersi conto della situazione.

Antenne Migranti
info: antennemigranti@gmail.com
tel: 373-8687839

 

 

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