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Donatori di musica, l'arte del prendersi cura. Un Quaderno

6.6.2019, Collaborazione Una Città - Fondazione Langer

Ai Donatori di Musica è didicato il Quaderno nr.2 della Fondazione, che può essere letto e scaricato dal sito di Una Città.

http://www.unacitta.it/Flip/Donatori/files/assets/basic-html/page1.html

 

Il premio di questo 2013 ai Donatori di Musica ci è parso inizialmente di un segno diverso rispetto alle problematiche più politiche, di prevenzione dei conflitti, di dialogo e convivenza tra popoli dei premi precedenti. Un premio che sembrava par- lare più alla nostra interiorità, alla neces- sità di trasformare il nostro quotidiano e i nostri stili di vita. L’abbiamo chiamata “l’arte del prendesi cura”, la ricerca che abbiamo avviato nelle giornate di “Euro- mediterranea” a Bolzano, all’inizio di lu- glio.

E ci è venuto naturale ripensare agli inse- gnamenti di Gandhi e poi di Ivan Illich e della sua allieva Barbara Duden, così cari ad Alexander Langer. Nei loro interventi denunciavano gli effetti potenzialmente patogeni della medicina moderna, di una vita medicalizzata, nonché di relazioni distorte dalle disparità di conoscenze e di potere tra chi soffre e chi cura.

Con il premio ai Donatori di Musica, il Comitato scientifico della Fondazione ha voluto segnalare e incoraggiare la diffu- sione di questa esperienza adottata siste- maticamente in alcuni ospedali italiani. La grande musica entra nei reparti e fa- vorisce la creazione di un spazio liberato dalla rigidità dei ruoli e dall’isolamento del malato -insieme a medici e infermieri- in una enclave istituzionalizzata.

Il bel libro che la Presidenza della Came- ra ci ha voluto donare a conclusione della scorsa legislatura sui Premi Langer dal 1997 al 2012, racconta come anche altri premi, pur con sfaccettature diverse, ci avevano obbligati a pensare al tema della salute. Così è stato nel 2003 con l’Associa-

zione Gabriele Bortolozzo per il suo im- pegno contro le emissioni nocive di Por- to Marghera; o il premio del 2005 alla psichiatra bosniaca Irfanka Pasagic, che cura le vittime del genocidio di Srebre- nica dai traumi ancora evidenti. Infine quello del 2006 all’ostetrica dai piedi scalzi di Bali, Ibu Robin Lim, e il premio del 2007 al sudafricano Zackie Achmat, che nel suo paese conduce una difficile battaglia per garantire ai malati di Aids la somministrazione dei farmaci attra- verso il servizio pubblico. Senza dimenti- care il premio 2010 alla Fondazione Sta- va1985, che ha vissuto una tragedia così simile a quella del Vajont, di cui ricorre quest’anno il 50° anniversario.

Ora ci rendiamo conto che l’“Arte del prendersi cura” li attraversa tutti e che anche gli altri premi chiedono sostan- zialmente la stessa qualità di relazioni alla quale i Donatori di musica aspirano e ci propongono.

Li sentiamo così in sintonia con le con- clusioni di una relazione di Alexander Langer del novembre 1990 al Congresso nazionale dell’Associazione infermieri di area critica: “Sviluppare la gratuità vor- rebbe dire difendere e valorizzare tutti i luoghi in cui ci si può ritrovare, si può sostare, ci si può parlare, senza dover fare parte di una struttura, senza dover pagare il biglietto di ingresso, senza es- sere abbonato a un circuito, senza avere poi un contratto di assistenza tecnica che dopo cura la manutenzione”.

Un bel programma per tutti noi.

Bettina Foa, Enzo Nicolodi

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