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NargessMohammadi trasferita dal carcere all’ospedale di Zanjan. Nessuna notizia sulle sue condizioni di salute. La posizione del Ministro degli Esteri Giulio Terzi interpellato dalla Presidenza della Camera

13.7.2012, Stiftung - Fondazione

Il 26 giugno 2012, la Deputata alla Presidenza della Camera EMILIA DE BIASI, ha introdotto il suo intervento di saluto a Ahlem Belhadj, Hèdia Jrad, Saida Rached, dell’Association Tunisienne des Femmes Dèmocrates destinatario del Premio Alexander Langer 2012, ricordando l’impegno della Camera stessa in favore di Narges Mohammadi e altri prigionieri di coscienza in Iran, e ricordato il personale interesse del Presidente della Camera Fini e del Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata.

Continua la mobilitazione per la sua liberazione

 

ESTRATTO DELL’INTERVENTO DELLA DEPUTATA EMILIA DE BIASI

Ringraziamo il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, per essere intervenuto presso il Ministro degli Esteri e la Commissione Esteri della Camera dei deputati in favore della liberazione di Nargess Mohammadi, collaboratrice del Premio Nobel per la pace 2003, l’iraniana Shirin Ebadi, assegnataria del Premio Langer nel 2009.

In una dettagliata lettera il Ministro degli Esteri ha reso nota la posizione del Governo: c’è l’impegno dell’Italia a seguire attentamente la situazione dei prigionieri di coscienza ed in particolare di Nargess Mohammadi, assegnataria del Premio Internazionale Alexander Langer 2009, portavoce del Centro dei Difensori dei diritti umani in Iran, collaboratrice del Premio Nobel Shirin Ebadi. La signora Mohammadi sta scontando una condanna a sei anni di carcere. Fino a poco fa era custodita in una cella della sua città, ora è stata trasferita lontana da casa e dai figli piccoli. La sua unica colpa è aver militato a favore dei diritti umani nel suo paese.

Il contesto di questa buona comunicazione è stata la consegna del Premio Langer 2012 all’Associazione delle donne democratiche tunisine, avvenuta il 26 giugno alla Camera dei deputati.

Dunque qualcosa si muove. Ed è straordinario che tutto ciò passi anche dal lavoro incessante della società civile, in una collaborazione rara e virtuosa con la politica.

Un metodo che sarebbe piaciuto ad Alexander Langer, che ricordiamo nella sua dimensione profetica, attenta ai diritti umani, ma anche all’idea secondo cui ” In politica raramente si parla di qualcosa di vero, cioè di vissuto e realmente fatto proprio. Il reale incrocio tra esperienze, più che tra posizioni è un momento creativo”.

E ancora ”..le scorciatoie sloganiste aiutano a contarsi, non a cambiare persone e circostanze. I patti reciproci aiutano a fare i conti gli uni con gli altri, visto che alla fine nessun altruismo regge alla prova del tempo e dell’usura. Non gridare non vuol dire rinunciare a spiegare e diffondere scelte solidali, serve per convincere, invece che mettere solo a verbale”.

 

IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Gentile onorevole De Biasi,

con riferimento alla questione della persecuzione dei prigionieri di coscienza in Iran, tra le quali le collaboratrici del Premio Nobel Shirin Ebadi e in particolare di Nargess Mohammadi Premio Langer 2009, che mi ha opportunamente segnalato, desidero informarLa che il Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, mi ha assicurato che le preoccupazioni rappresentate, Suo tramite, dalla Camera dei Deputati, sono pienamente condivise dal Governo, nell’ambito dell’azione a tutela dei diritti umani nel mondo.

Al riguardo, desidero trasmetterLe la lettera ricevuta dal Ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, con la quale fornisce alcuni utili elementi di valutazione e assicura una costante attenzione riguardo queste fondamentali tematiche.

Mi è gradita l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti.

f.to Gianfranco Fini

26 giugno 2012

 

IL MINISTRO DEGLI ESTERI            

Caro Presidente Fini,

La ringrazio molto per la Sua lettera del 30 maggio scorso e desidero al riguardo assicurarLe che le preoccupazioni per la persecuzione dei prigionieri di coscienza in Iran – più volte rappresentate dalla Camera dei Deputati e documentalmente illustrate nella relazione dell’on. De Biasi allegata alla Sua comunicazione – sono pienamente condivise dal Governo nell’ambito dell’azione a tutela dei diritti umani nel mondo, che costituisce uno dei principali obiettivi della politica estera italiana.

Dopo la repressione dei moti post-elettorali del giugno 2009, il regime di Teheran persiste purtroppo nel reprimere e umiliare con ogni mezzo gli attivisti che si battono per il rispetto dei diritti dell’uomo.

Con particolare riferimento al caso della Signora Nargess Mohammadi – ingegnere e giornalista, insignita in Italia del Premio Alexander Langer 2009 – posso confermare, sulla base delle informazioni raccolte dalla nostra Ambasciata a Teheran, che lo scorso 21 aprile la Signora Mohammadi ha iniziato a scontare una pena a sei anni di reclusione per le attività intraprese nella sua veste di portavoce del Centro dei Difensori dei diritti umani, fondato dal Premio Nobel Shirin Ebadi. Nei giorni successivi al suo arresto, a causa di un malore di cui non si conosce con precisione la natura, la Signora Mohammadi sarebbe stata in un primo momento ricoverata presso l’ospedale del carcere di Evin, dove sono rinchiusi la maggior parte dei prigionieri di coscienza, e successivamente trasferita presso il carcere ordinario della città di origine (Zanjan, un capoluogo di provincia sito circa 300 km a nord-ovest della capitale).

Il caso segnalato si iscrive purtroppo nell’ambito di una politica di dura repressione del regime nei confronti del Centro dei Difensori dei diritti umani. Tra gli altri suoi principali esponenti, l’Avv. Abdolfattah Soltani ha presentato appello contro la sentenza di primo grado che lo condanna a 18 anni di reclusione, l’Avv. Nasrin Sotoudeh è stata condannata in secondo grado a sei anni, così come Mohammed Saifzadeh (due anni), mentre l’avv. Mohammad Ali Dadkhah sarebbe al momento in stato di libertà, in attesa dell’esecuzione della sentenza di appello con la quale è stata confermata la condanna a suo carico a 9 anni di reclusione. Tale drammatica situazione ha indotto Shirin Ebadi, che al momento si trova all’estero, a rivolgersi all’Alto Commissario per i Diritti Umani alle Nazioni Unite, Navi Pillay.

A tale riguardo, mi è gradito ricordare che in ambito Onu l’Italia ha fornito un fattivo apporto all’ultima risoluzione sui diritti umani in Iran approvata dalla Terza Commissione e successivamente dalla plenaria dell’Assemblea generale alla fine dello scorso anno, con ampia maggioranza. Inoltre di fronte al continuo deterioramento della situazione, il Consiglio Diritti Umani ha deciso, nel marzo scorso, di rinnovare di un anno il mandato del relatore speciale per l’Iran.

Sul piano nazionale, ogni contatto formale e informale viene utilizzato per cercare di favorire una positiva soluzione dei casi di avvocato e difensori dei diritti umani sottoposti al processo, in stretto coordinamento con i partners UE. Peraltro, nell’Attuale clima di isolamento politico internazionale, determinato in primo luogo dal rifiuto del regime iraniano di fornire le garanzie più volte richieste dalla comunità internazionale circa la natura pacifica del suo programma nucleare, non è agevole individuare occasioni di incontro ad alto livello utili a richiamare l’attenzione delle Autorità di Teheran sulla gravità della situazione dei diritti umani e del numero di pene capitali eseguite in Iran.

Sulla scorta dell’emergenza maturata negli ultimi anni, l’Unione Europea ritiene pertanto preferibile un approccio collettivo alla questione. In tale contesto il Governo italiano ha attivamente sostenuto la decisione del Consiglio UE del 12 aprile 2011 di adottare mirate misure restrittive (“travel ban” e “asset freeze”) nei confronti di 32 esponenti del regime iraniano ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Il 10 ottobre scorso tale lista è stata allargata a ulteriori 29 nominativi, tra i quali per la prima volta compaiono alcuni Ministri coinvolti nella repressione. Queste misure hanno aperto un nuovo, delicato, capitolo nelle relazioni tra Unione Europea e Iran, mentre continuano a mancare canali di comunicazione in materia, dal momento che il Tavolo UE-Iran sui diritti umani, instituito in un diverso contesto politico, è rimasto congelato dal dicembre 2006.

Come nel caso della questione nucleare, le sanzioni decise dall’Unione Europea non escludono la prospettiva della ripresa di un dialogo, ma ne costituiscono un presupposto, sulla base della strategia del “doppio binario” – ribadito dal Consiglio Affari Europei dell’ottobre 2011 – che concepisce le misure di pressione come uno stimolo a negoziare su basi serie e credibili. Tale strategia ha lo scopo da un lato di manifestare concretamente l’indignazione della comunità internazionale e, dall’altro, di indurre il regime di Teheran ad arrestare la repressione e ad aprirsi a qualche forma di dialogo sui diritti umani.

Nell’auspicio di averLe fornito utili elementi, e nell’assicurarle la mia personale, costante attenzione per queste fondamentali tematiche, mi è gradita l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti.

f.to Giulio Terzi
Roma 18 giugno 2012

 

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