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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2009 su Srebrenica

8.7.2010, pe

Il Parlamento europeo ,

–   vista la sua risoluzione del 7 luglio 2005 "Avvenire dei Balcani dieci anni dopo Srebrenica(1) ,

–   visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra, sottoscritto a Lussemburgo il 16 giugno 2008 e la prospettiva di adesione all'Unione europea accordata a tutti i paesi dei Balcani occidentali in occasione del vertice dell'Unione europea di Salonicco del 2003,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che nel luglio 1995 la città bosniaca di Srebrenica, che era all'epoca un'enclave isolata proclamata zona protetta dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 16 aprile 1993, cadde nelle mani delle milizie serbe, guidate dal generale Ratko Mladić e sotto la direzione dell'allora Presidente della Republika Srpska Radovan Karadžić,

B.   considerando che nei numerosi giorni di massacro successivi alla caduta di Srebrenica, più di 8 000 uomini e ragazzi musulmani, che avevano cercato riparo nell'area di Srebrenica protetta della Forza di protezione delle Nazioni Unite (UNPROFOR), sono stati sommariamente giustiziati dalle forze serbo-bosniache comandate dal generale Mladić e da unità paramilitari, tra cui reparti irregolari di polizia serbi penetrati in territorio bosniaco dalla Serbia; considerando che circa 25 000 donne, bambini e anziani sono stati deportati con la forza, rendendo tale evento il maggior crimine di guerra perpetrato in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale,

C.   considerando che questa tragedia, dichiarata atto di genocidio dal Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia, avvenne in una zona che l'ONU aveva proclamato zona di sicurezza ("safe haven") e rappresenta perciò un simbolo dell'impotenza della comunità internazionale ad intervenire nel conflitto e a proteggere la popolazione civile,

D.   considerando le molteplici violazioni delle Convenzioni di Ginevra perpetrate dalle truppe serbo-bosniache contro la popolazione civile di Srebrenica, fra cui la deportazione di migliaia di donne, bambini ed anziani e lo stupro di un gran numero di donne,

E.   considerando che, nonostante gli enormi sforzi finora compiuti per scoprire le fosse comuni e individuali e per esumare e identificare i corpi delle vittime, le ricerche condotte fino ad oggi non consentono una ricostruzione completa degli eventi che si sono verificati a Srebrenica e nei dintorni,

F.   considerando che non può esservi vera pace senza giustizia e che la piena e incondizionata cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia resta la premessa fondamentale per la prosecuzione del processo di integrazione degli Stati dei Balcani occidentali nell'Unione europea,

G.   considerando che il generale Radislav Krstić dell'esercito serbo-bosniaco è la prima persona giudicata colpevole di complicità nel genocidio di Sebrenica dal Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia, ma considerando al tempo stesso che il principale accusato, Ratko Mladić, a distanza di quattordici anni dai tragici eventi, è tuttora latitante; considerando, altresì, con favore il fatto che Radovan Karadžić sia stato condotto dinanzi al Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia,

H.   considerando che l'istituzionalizzazione di un giorno del ricordo costituisce il modo migliore per pagare un tributo alle vittime dei massacri e inviare un chiaro messaggio alle generazioni future,

1.   commemora e onora tutte le vittime delle atrocità perpetrate durante le guerre combattute nell'ex Iugoslavia; esprime le sue condoglianze e la sua solidarietà alle famiglie delle vittime, molte delle quali vivono senza conoscere con certezza il destino dei loro familiari; riconosce che questo continuo dolore è aggravato dal fatto che i responsabili di questi atti non sono stati processati;

2.   invita il Consiglio e la Commissione a commemorare degnamente l'anniversario del genocidio di Srebrenica-Potočari, sostenendo la proposta del Parlamento di proclamare l"11 luglio giorno di commemorazione del genocidio di Srebrenica nell'intera Unione europea ed invita tutti i paesi dei Balcani occidentali a fare altrettanto;

3.   chiede ulteriori sforzi per assicurare alla giustizia coloro che sono ancora latitanti, manifesta il suo pieno appoggio al valido e difficile lavoro del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia e sottolinea che consegnare alla giustizia i responsabili dei massacri a Srebrenica e nei suoi dintorni rappresenta un importante progresso verso la pace e la stabilità nella regione; ribadisce a tale proposito che occorre prestare maggiore attenzione ai processi per crimini di guerra a livello interno;

4.   sottolinea l'importanza della riconciliazione come parte del processo di integrazione europea; evidenzia l'importante ruolo delle comunità religiose, dei media e del sistema scolastico in questo processo, affinché i civili di tutti i gruppi etnici possano superare le tensioni del passato ed iniziare una pacifica e sincera coesistenza tesa ad una pace, una stabilità e una crescita economica durature; esorta tutti i paesi a compiere ulteriori sforzi per cominciare ad accettare un passato difficile e travagliato;

5.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, al governo e al parlamento della Bosnia Erzegovina e alle sue comunità, nonché ai governi e ai parlamenti dei paesi dei Balcani occidentali


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