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Ahmad Giampiero Vincenzo intervista Shirin Ebadi: Così cambia il Medio Oriente

12.7.2009, Famiglia Cristiana 28 del 12.7.2009
Shirin Ebadi, l'iraniana premio Nobel per la pace: "Questa e' la rivoluzione della gente, in Iran si e' ormai diffusa una mentalita' democratica che finira' con l'imporsi. Sono laica ma in carcere ho pregato molto"

Shirin Ebadi e' stata il primo magistrato donna dell'Iran. Con la
Rivoluzione del 1979 le fu revocata l'autorizzazione e solo nel 1992 le e'
stata data la possibilita' di aprire uno studio di avvocato. Da allora
difende, gratuitamente, i perseguitati politici e le vittime del regime.
Come Zahra Bani-Yaghub, 27 anni, medico. Sedeva in un parco con il suo
fidanzato quando fu arrestata dagli agenti della "buoncostume". Due giorni
dopo il corpo fu restituito alla famiglia: suicidio. Shirin Ebadi e'
riuscita a dimostrare che nella cella dove si trovava era impossibile
impiccarsi. Anche per questo nel 2003 le e' stato conferito il premio Nobel
per la pace.
La Ebadi e' arrivata in Italia grazie alla Fondazione "Alexander Langer" e
ha parlato alla Regione Toscana, al Senato e alla Camera. Continuera' a
sensibilizzare gli animi su quanto sta accadendo, poi tornera' in Iran, dove
per lei potrebbe iniziare una nuova stagione di lavoro oppure aprirsi la
porta del carcere.
"Sono gia' stata in carcere. Mi hanno sempre tenuta in isolamento. Per
fortuna sono di piccola statura, altrimenti non mi sarei potuta sdraiare nel
buco di cemento dov'ero rinchiusa. Non ci davano un cuscino, un libro,
nulla. Non c'erano finestre e la luce era sempre accesa, cosi' si perdeva
anche la cognizione del tempo. Alla fine si cominciano ad avere le
allucinazioni: gli psicologi la chiamano 'tortura bianca'".
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: Nell'immaginario di molti, l'Islam corrisponde
al male. Combattere il regime significa combattere l'Islam?
- Shirin Ebadi: La divisione tra religione e Stato e' imprescindibile, lo
dimostra il fallimento della Rivoluzione iraniana. In tal senso sono
assolutamente laica. Da un altro punto di vista, pero', sono molto legata
alla mia estrazione musulmana. Nutro un profondo rispetto per la religione
e, insieme a me, anche gli iraniani che ogni notte gridano "Iddio e' grande"
dai tetti delle case. Io non sarei sopravvissuta al carcere se non avessi
potuto pregare. Laicita' non significa disprezzo della fede, anzi. E' il
solo modo per difendere la religione dalle strumentalizzazioni del potere.
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: All'inizio lei ha sostenuto la Rivoluzione, poi
ne ha preso le distanze...
- Shirin Ebadi: Innescare cambiamenti politici con rivoluzioni e'
inaccettabile, comporta un prezzo di sangue troppo alto e ingiustizie
intollerabili. Pero' devo ammettere che ci sono stati anche risultati
positivi nella coscienza del nostro popolo. Prima del 1979, l'Iran era
asservito alla politica statunitense, una condizione di sudditanza che aveva
fatto perdere alla popolazione ogni fiducia nel Paese. Con la Rivoluzione
gli iraniani sono tornati a essere artefici del proprio destino.
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: Nel 1989 Khamenei, grande nemico di Moussavi, ha
preso il posto di Khomeini come Guida suprema.
- Shirin Ebadi: Khomeini aveva un carisma che l'attuale Guida non potra' mai
avere.
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: C'e' chi ritiene che Moussavi, primo ministro
dal 1980 al 1989, sia troppo legato all'establishment per guidare l'Iran a
un cambiamento profondo.
- Shirin Ebadi: Non sono i politici i protagonisti della contestazione ma il
popolo. La democrazia e' una cultura, non si puo' imporre ma si sviluppa tra
la gente. Gli ultimi avvenimenti hanno creato e diffuso in Iran una
mentalita' democratica che alla fine arrivera' a imporsi. E' solo questione
di tempo. Alcuni politici potrebbero aiutare il processo, altri ritardarlo,
ma bisogna lasciare al popolo l'iniziativa di scegliersi i propri
rappresentanti.
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: Lei entrera' in politica?
- Shirin Ebadi: Non sono un politico ma un difensore dei diritti umani. I
politici sono alla testa del popolo, devono interpretarne le esigenze e
guidarli verso la loro realizzazione. Io mi colloco dietro al popolo e la
mia funzione e' di controllare che i politici rispettino i diritti
fondamentali della gente.
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: L'idea di far coincidere lo sciopero generale
con il periodo tradizionale di ritiro spirituale in moschea e' molto
significativa. Quali saranno adesso i prossimi passi della contestazione?
- Shirin Ebadi: E' presto per dirlo. Pero' adesso tutti dovrebbero aver
capito che l'islam e' contro la frode e le bugie, l'uccisione di innocenti,
l'incarcerazione di 1.200 persone, in massima parte giovani. Nei filmati si
vede che i cecchini hanno ucciso sparando dal tetto di palazzi governativi e
la polizia ha attaccato alle tre di notte il dormitorio degli studenti
universitari, facendo cinque vittime. Il regime non ha piu' giustificazione
dal punto di vista religioso e ha perso ogni credibilita' dal punto di vista
politico. D'altra parte il popolo non e' solo, sempre piu' spesso i
religiosi si schierano con i democratici. Anche l'Associazione degli
insegnanti del seminario di Qom, una delle piu' importanti citta' sante, ha
messo in dubbio l'imparzialita' del Consiglio dei guardiani, che ha
ratificato il risultato delle elezioni. I religiosi hanno anche chiesto che
siano rilasciati gli arrestati e puniti coloro che hanno ordinato i pestaggi
e le uccisioni.
*
- Ahmad Gianpiero Vincenzo: Cosa si aspetta da Europa e Usa?
- Shirin Ebadi: Piu' senso di responsabilita'. Da quando si e' saputo che
Nokia e Siemens hanno venduto al regime la tecnologia per controllare
l'identita' degli utenti della rete, suggerisco di boicottare i cellulari
Nokia. Stiamo pensando di ricorrere contro le multinazionali in sede di Ue e
Onu. Devono capire il male che hanno fatto. Gli agenti del regime hanno
bloccato la mia casella di posta elettronica e l'hanno utilizzata per
inviare false mail a mio nome. Hanno creato un finto sito democratico,
invitando le vittime dei pestaggi a denunciare le violenze, fornendo i loro
nomi e cognomi, quindi li hanno tutti arrestati. Hanno imprigionato persino
Ebrahim Yazdi, un oppositore di quasi ottant'anni, mentre era ricoverato in
ospedale. La comunita' internazionale e' per noi importante. Vorremmo nuove
elezioni sotto controllo dell'Onu. Quando l'Iran aderira' al Tribunale
penale internazionale, io potro' andare in pensione. Pero' occorre che le
istituzioni internazionali assumano fino in fondo il loro ruolo di garanti.
pro dialog