Alexander Langer Alexander Langer Racconti e ricordi

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Lucia Fronza Crepaz: amici della vita

5.10.2005, Città nuova - N.17 - 2005
A dieci anni dalla morte, cresce l’attualità del pensiero e della prassi politica di Alexander Langer.

Ci sono personalità profetiche il cui ricordo non si offusca, ma meglio si comprende e si precisa col passare del tempo. È così per Alexander Langer, poliedrico leader dell’ambientalismo, cittadino del mondo, sofferente testimone delle guerre balcaniche, altoatesino/sudtirolese refrattario ai censimenti etnici, e… molto altro ancora. L’elenco degli interessi di Alexander Langer apparirebbe collezione di enciclopedista se, avendolo conosciuto, non si dicesse che per lui centrale era la relazione e lì, nella relazione, tutto diventava unitariamente interessante: la tensione nord/sud, l’approccio all’ambiente, il rapporto fra etnie, generi, generazioni, la politica come testimonianza di amore all’uomo, ad ogni uomo.
È un ricordo vivo e bellissimo l’inizio della nostra amicizia, profonda, intensa, vera!
Nel giugno ’87, appena eletta alla Camera, mi avevano fatto un’intervista ad una tv trentina; il discorso era inevitabilmente – anche allora – andato sulla difficoltà di sintesi tra valori e quotidianità della politica. Lui
mi aveva sentita e aveva scritto di getto: «Mi sei piaciuta! Vuoi sperimentare i “valori” dell’uomo come possibilità di costruire ponti tra culture diverse? Eccomi! Mi interessa, vediamoci!».
E così, pochi giorni dopo ci siamo trovati tra un suo e un mio viaggio in un tristissimo bar della stazione di
Trento. Ci siamo dimenticati di tutto! Raggiunta una comunione d’anima impensata, abbiamo sognato a lungo
insieme il mondo unito e in pace che volevamo; volevamo essere insieme a costruirlo, da posizioni così diverse, sicuri entrambi che lo avremmo raggiunto, per la nostra fede nel dialogo come lavoro comune.
Pensandoci adesso, forse c’è una parola che potrebbe sintetizzare la filosofia che ha sempre mosso tutta
la vita di Alex: la fratellanza universale.Lui si sentiva legato a tutti gli uomini, per questo lavorava in prima
persona per la pace, per questo si interrogava in prima persona sulla difesa della vita in tutte le sue manifestazioni, per questo non lasciava intentato nessun rapporto.
Il bisogno di ricordarlo è un’esigenza di riconoscenza e di testimonianza alla verità del suo pensiero.
Mi lega a lui, anche, una corrispondenza attorno al tema della vita.
Un giorno, per dare seguito alla nostra decisione di “fare rete” sempre e su tutto, mi spedì in anteprima un
suo testo destinato alla pubblicazione su Azione nonviolenta, che sintetizzava le sue riflessioni rispetto all’aborto e a quelle che chiamava «emergenze-vita» (ndr ripubblicata in Fare la pace, edizioni Movimento Nonviolento 2005).
Sono pagine datate 1988, eppure vanno bene per l’oggi. Tutto ciò che contengono è più che mai attuale,
specie l’invito al dialogo e l’obiettivo di recuperare un’etica “biofila”, amica della vita, a guida delle
scelte politiche. E inoltre sono pagine che ci parlano di Alex, della sua anima, del suo stile, della sua onestà
intellettuale. Un invito ad una politica che, per essere sé stessa, sappia essere anche profezia.
pro dialog