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Antonio Marchi: un piccolo grande viaggio per ricordare Alex

12.7.2005, antonio.marchi@amm.unitn.it
A Dieci anni dalla morte di Alex Langer e della strage di Srebrenica dedico il mio"piccolo grande viaggio"alla loro memoria perché nel loro ricordo uomini e donne di buona volontà "continuino in ciò che è giusto".
Ho pensato che non era sufficiente ricordare Alex, come ogni anno, con una semplice lettera al giornale o partecipando ad un convegno.ci voleva qualcosa di nuovo e allora è nata l'idea del viaggio. Doveva però essere all'altezza della statura di Alex Langer, solo così potevo onorare la sua vita e ricordarne il suo insegnamento. Così ho pensato di collegare gli "estremi" dell'Italia, perché lì era sepolta anche la mia storia politica e umana nella quale sono cresciuto e mi sono riconosciuto negli anni 70. Valderice(Trapani) e Telves(Vipiteno).Mauro Rostagno e Alex Langer. Sono partito l'11 giugno, dopo una sommaria e improvvisata preparazione del viaggio, davanti la Facoltà di Sociologia di via Verdi, 26(ex palazzo Asburgico dell'Istruzione); era presente il preside prof,Antonio Scaglia e un piccolo gruppo di amici e colleghi di lavoro.
Perché Trento e in particolare Sociologia? Perché è STATA IL CENTRO DI UN LABORATORIO DI IDEE RIVOLUZIONARIE e perché ha rappresentato l'inizio di una rivoluzione culturale e politica che voleva cambiare il modo di concepire i rapporti tra umani(di classe si diceva)i quali costituivano le fondamenta dello sfruttamento e delle incomprensioni, la riuncia ad usufruire pacificamente del frutto degli stessi sforzi e poi perchè a Sociologia sia Langer che Rostagno si sono laureati. Dovevo affrontare un percorso di 21 tappe che mi avrebbe portato attraverso la sponda Tirrenica a Valderice per poi risalire da quella Ionica e Adriatica.
All'andata avevo previsto una visita ad Adriano Sofri nel carcere di Pisa e a Massa una visita a Ovidio Bompressi. L'incontro con Adriano in carcere è stato molto cordiale come si addice a due ex militanti ma non affettuoso come avrei voluto. Per me era importante riconciliarmi con Lui che non ho molto amato ma che ho strenuamente difeso e appoggiato anche se ho sempre criticato (scrivendo e pubblicando un piccolo libretto)la sua pretesa di difendersi dallo Stato con gli strumenti della giurisprudenza più che della denuncia politica. Non so se ci sono riuscito.
Mi aspettava a Caserta la Comunità di mio fratello Pierangelo che mi aveva organizzato un incontro con il vescovo Raffaele Nogarro. Ero molto contento di poter parlare con un "vescovo" che stimo moltissimo per le sue posizioni rivoluzionarie all'interno della gerarchia cattolica. Quello che non mi era riuscito con Adriano Sofri è invece accaduto con un prete e che prete. Mi sono sentito a mio agio in una comunione di parole. Abbiamo parlato delle rispettive famiglie con curiosità e interesse. Era interessato al mio viaggio e ne lodava l'intento costruttivo, il coraggio e il valore. Il dovere di ricordare uomini come Alex che hanno fino all'ultimo cercato di rendere possibile la convivenza tra gli uomini fino alla fine, schiacciato dal peso di troppa responsabilità e di troppa angoscia.
E poi la festa di piazza con la "tenda della pace" e io "celebrato"dentro la chiesa come pellegrino. Il viaggio in terra di Sicila attraverso i luoghi del delitto e delle stragi: Capaci, Corleone, Cinisi, Lenzi, Comunità di Samman, Trapani, Valderice. La stele che ricorda il sacrificio di Falcone e Borsellino all'ingresso dell'autostrada per Palermo, Il luogo dell'assassinio di Mauro Ristagno anonimo. Lenzi, all'ingresso della Comunità senza che un segno ricordi chi ha dato la vita.
Valderice dove Mauro Rostagno riposa è un cimitero in cima ad un colle dove lo sguardo scruta i confini dell'Italia e oltre l'immaginario geografico. Un luogo perfino bello se non fosse che raccoglie i morti. La tomba di Mauro si distingue per semplicità rispetto alla pomposità e maestosità del resto. Circondata di verdi piante con all'interno una panchina di sassi e sullo sfondo, su una lastra di vetro, l'immagine immacolata del suo profilo. Bepe(Casa Santa, alle porte di Trapani), un amico conosciuto attraverso il sito "testedatagliare" che mi aveva ospitato, gli era nata la prima figlia (Sofia)proprio quel giorno e suo padre mi aveva messo nelle tasche della maglia delle pesche.Seduto sulla panchina caro Mauro guardandoti così pensoso e triste mi sono mangiato una pesca e dopo, come nei riti degli antich, ho voluto lasciarne una sulla tomba assieme al ricordo della mia visita. Mi sembrava giusto pensare a Mauro in vita attraverso un'altra vita, della stessa terra, appena nata. Mi sono allontanato da quel luogo così silenzioso, spazzolato dal vento dicendo che mi sarei impegnato perché anche Mauro merita un ricordo visibile per quello che ha fatto.
Risalendo l'Italia da Reggio Calabria ho casualmente fatto tappa a "Melito" dove centinaia di Garibaldini provenienti da Marsala sono stati massacrati. Un monumento nel lungomare li ricorda.Una Signora che mi ha ospitato mi dice che la nave è ancora sul fondo del mare a poca distanza ed è intenzione del Comune recuperarla.
Risalendo, sono stato ospite a Squillace(patria di mastri artigiani della terracotta con un castello stupendo chiuso per lavori..) del poeta Luigi Bianco. Un eremita che ha scelto di uscire dal giornalismo per non rimanerne travolto(scriveva alla corte di Biagi, frequentava Moravia, la Morante e Pasolini). Per continuare ad essere se stesso, per guardare il mondo degli umili ed indifesi da uomo libero, non costretto a rendere conto ad alcun padrone per un miserabile stipendio.
Luigi Bianco, ha tappezzato la sua casa di piastrelle di diverso formato con le poesie di poeti di tutto il mondo.E' uno dei massimi studiosi di Pasolini assieme a Giuseppe Zigaina(vedere il lavoro "Pasolini e l'abiura" Marsiglio ed.) La sua casa sa di muffa ma è piena di libri e di quadri e di manifesti e di colori e dal suo balcone si vede il golfo di Squillace. Il vento quella notte è forte e il cielo terso, stelle illuminano le nostre ombre che sembrano danzare in una serata di pensieri perché le parole non ci stanno in una serata di pensieri, lassù a Squillace.
Un tuffo nel mare trasparente della Calabria dove la gente non si vede e regna il silenzio anche delle onde e dove non conviene che irridere al carnaio delle spiagge Riminesi o Versigliesi perché, per fortuna, qui il mare è pulito e splendido e non mi interessa che non ci siano alberghi o bar o pizzerie ma solo io a bagnarmi, nudo a godere della natura e delle stranezze degli uomini.
Matera che benedetta tu sia dello splendore che mai vidi . Matera tuguriodel passato remoto, di rocce e di case dentro la roccia che assomigli ad un presepe.che splendore, che meraviglia!
Bari del santo Nicola, delle cattedrali gemelle che poco lontano Trani si splende e le comprende tutte e due. Amici mi aspettano a Montecarotto dove un vino bianco dal nome "verdicchio"dal profumo intenso di terra e di mare, ti prende e non ti lascia che dormire a lungo per smaltirne gli effetti benefici ma disastrosi per chi deve pedalare.
Cesenatico, altra tappa nei ricordi: Marco Pantani riposa come un faraone. Circondato dall'amore di un popolo di sportivi senza sosta che lo vanno a trovare e lasciano il loro ricordo. "Sarai sempre nel gradino più alto del podio"..Un busto lo raffigura con il pizzetto, sullo sfondo le foto del successo sportivo, l'incontro con papa Giovanni Paolo II e altre che più mi sono care perché fotografano il Marco vero, nella sua grandezza e nella sua fragilità. Mi ha accompagnato lo zio e assieme abbiamo sostato trattenendo a stento le lacrime. Ero molto provato quella sera per lo sforzo di raggiungere Cesenatico e la commozione prendeva il sopravvento. Come l'idroscalo di Ostia, come Sanremo. così Rimini. Ho lasciato uno scritto nel libro pieno di dediche: " a tuo modo te ne sei andato perché non sopportavi più quell'ambiente che non ti meritava, dopo che tu lo avevi fatto grande". Il giorno seguente facevo tappa a Mestre. Nella strada i tesori della splendida Ravenna e lidi Ferraresi, le Valli di Comacchio. Un intreccio di canali e di anse, un paradiso faunistico dalle bellezze inestimabili. A Mestre ci sono i ricordi della giovinezza ciclistica, prima dell'incidente che mi ha tolto l'uso del braccio sx, e i "resti" di quello che era la Società "Fausto Coppi Gazzera". Una grande festa con interviste e foto e tanti complimenti e i ricordi delle fughe ardite e degli scatti e delle volate, e delle salite imperiose. Una rimpatriata nel "quanto eri forte e bravo". Ero quasi a casa e il mio viaggio stava per finire. Il giorno seguente nella strada per Trento, nell'asse stradale, c'è un paese che mi ha dato i natali:Villorba. Grande ricevimento nella sala del Consiglio Comunale con assessori e vice sindaco e una nutrita rappresentanza della parentela, PROSEGUITO POI NELLA PIAZZA DEL PAESE E NELL'AIA DI CASA DEI MIEI GENITORI CON TANTO DI BANDIERINE COME FOSSI UN REDUCE. UNA SAGRA. Intervista alla televisione locale e foto:. Discorsi di riconoscimento, di stima di affetto ricambiati senza entrare troppo nel merito delle differenti visioni politiche.
A Feltre mi accompagnano tre dei miei fratelli(Settimo,Bruno e Nadia), appassionati di ciclismo, e passano il testimone all'amico e collega di lavoro Marcello che mi scorta fino a Trento. Breve visita al giornale L'Adige e a casa.
Sono incredulo, quando varco la soglia di casa, mi sento quasi a disagio per chi ho lasciato e provo nostalgia perché domani è gia finito. Una notte diversa. Un sonno interrotto da sogni e da ansie, da ricordi e da tensioni. Sono contento di essere a casa ma non lo dimostro e domani vado da Alex.
Di primo mattino alzataccia per intervista a T.C.A. e via verso Bolzano accompagnato da due fidi gregari. Il vento soffia contro e ci vogliono le gambe per domarne la forza. Arrivati a Bolzano incontro Edi che mi invita a sedere al tavolo dei lavori della terza giornata dedicata ad Alex. Sono emozionato e non c'è motivo che lo nasconda, non ci riesco e si sente. Parlo del mio viaggio che volge al termine, durato 21 giorni e lungo 3890 km. lungo Sono contento di aver fatto qualcosa per ricordare l'immensa umanità di Alex Langer, di aver portato per un spazio di tempo il peso della fatica, la sola che poteva avvicinarmi ad Alex . Il mio non è stato un viaggio celebrativo, ne nostalgico, è stato solo un piccolo e modesto tributo a due uomini nei quali maggiormente mi sono riconosciuto perché hanno attraversato i giorni della mia militanza. Ho voluto andarli a trovare da morti perché da vivi, tutti noi, avevamo un sacco di cose da fare per prenderci del tempo in saluti. Proseguo il mio viaggio fino a Telves che si trova beatamente vicino al cielo, sotto un incrocio di valli(Vizze e Ridanna)e di passi (Pennes e Giovo)dove si provano le emozioni dello sci da fondo in inverno e le grandi scalate ciclistiche in estate. "Bisogna venirci di sera con l'animo stretto dal pianto per sentire una nenia leggera." Quando ho messo piede nel piccolo cimitero di Alex erano le ore 17 del 3 di luglio . Non ero solo e mi dispiaceva ma mi aiutava a non rattristarmi. Quello che dovevo dire lo avevo già detto a Bolzano. Ero in pace con me stesso e vivevo quel momento come andassi a trovare una persona ancora viva; c'era allegria anche nei miei due amici che mi hanno scortato. Una riunione conviviale, un chiacchiericcio di come è andata . Non c'era imbarazzo per il luogo sacro e non mi pareva di stonare per aver varcato il religioso silenzio. Mai ho tanto faticato per venirti a trovare, caro Alex, ma sono contento di averlo fatto, ti porto i saluti di Mauro. Anche da Lui è stata una faticaccia arrivarci ma poi ero contento e sono sicuro che anche lui lo era. ho perfino mangiato una pesca intanto che gli parlavo. Adesso devo andare, mi aspetta la vita di sempre "Quella" che ho "lasciato" per 21 giorni è un'altra vita, affascinante, avventurosa.ma, un'altra. Quella che devo vivere me la devo guadagnare giorno dopo giorno con impegno e coerenza. lasciarla significherebbe come scappare, rinunciare alle difficoltà, alle contraddizioni, alla stessa maturazione, perché è solo nel continuo frequentarsi che ci si conosce ci si confronta, ci si rispetta e allora si cambia. Questa vita non ti assomiglia, non è facile da accettare perché ingiusta, quando non è cinica, quando non è disumana, quando non è egoista. Ma è quella che da sempre ha segnato la vita degli uomini e delle donne che quotidianamente hanno lottato per renderla più umana, più giusta, più libera, più vivibile.
Ciao caro Alex il tuo esserci stato mi è stato di grande aiuto e conforto, spero anche per altri.Ne sono certo!

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