Alexander Langer Alexander Langer Racconti e ricordi

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M.Emilia Baldizzi: Alexander Langer un “politico impolitico”

20.7.2004, Carta
“La nostra civiltà ha bisogno di 'disarmare' e di 'digiunare' altrimenti rompe ogni equilibrio ed impedisce ogni possibile giustizia e sviluppo durevole.

Il pretenzioso motto del 'citius, altius, fortius' (più veloce, più alto, più forte) che contiene la quintessenza della nostra cultura della competizione, dovrà urgentemente convertirsi in un più modesto, ma più vitale, 'lentius, suavius, profundius' (più lento, più dolce, più in profondità)". Così la pensava Alexander Langer, un “politico-impolitico” come lo definisce Edi Rabini nel libro “Il viaggiatore leggero” (editore Sellerio), “uno che - scrive Rabini - ha avuto il coraggio di guardare alla presenza umana sulla terra e alla convivenza tra persone e genti diverse con un’intelligenza profonda ed una generosità di sentimenti che i tempi stretti e la selezione al ribasso della politica di norma escludono”.
In questi tempi in cui sul palco della politica salgono tanti arrivisti e simulatori, è doveroso ricordare queste figure poco conosciute, che ci fanno riflettere sulle nostre scelte di vita.
Langer portò avanti sin dall’adolescenza, un impegno sociale e civile che non sempre fu riconosciuto e apprezzato (fu deputato all’europarlamento e ricoprì nel corso della sua vita anche altre cariche istituzionali, fu promotore delle prime liste verdi, verso cui, in alcuni casi fu anche critico).
Di questo straordinario eppure ordinario personaggio, morto suicida nel '95, ha raccontato, in un incontro presso la Bottega “Il Fiore per un commercio equo e solidale”, a Ladispoli, un suo amico personale, Cristoph Baker, autore di un libro, il cui titolo è già tutto un programma: "Ozio- Lentezza e Nostalgia. Decalogo mediterraneo per una vita più conviviale", un tema che si riallaccia al discorso iniziale del lentius-profundius-suavius e che vuole cogliere della vita alcuni aspetti cari anche a Langer: la ricchezza delle relazioni, uno sviluppo compatibile con l’equilibrio ecologico e sociale, tempi e ritmi di vita più umani.
In un clima di grande partecipazione e interesse, Baker ha parlato di Alex Langer, come di una persona che rovesciando stereotipi e preconcetti, privilegiava la convivialità, l’incontro tra diverse etnie, l’ascolto delle ragioni dell’altro.
Capire i propri limiti, prendere coscienza delle proprie contraddizioni, non perdersi in inutili polemiche: una specie di “ecologia dei rapporti umani”, che andava al di là dei simboli della politica e della religione.
Alex, racconta l’amico “mediterraneo” come lui chiamava Baker, non pensava di sprecare il tempo ascoltando le persone, era sempre disponibile con tutti. Spesso ciò capitava durante il suo continuo viaggiare o nelle pause fra un treno e l’altro (guarda caso non amava i treni veloci).
Cristoph ha raccontato come Alex amasse dare alcune definizioni sulle persone che ammirava: “portatori di speranza”, “costruttori di ponti”, “saltatori di muri”, erano quelle che andavano “oltre”, sorvolando gli angusti spazi delle gabbie ideologiche, delle xenofobie, dei luoghi comuni.
Amava le cose piccole, nascoste. “Ad Alex - ha detto Cristoph - sarebbe piaciuto conoscere una piccola realtà come questa di Ladispoli”.
Una testimonianza che ha fornito a tutti alcuni utili spunti di riflessione.
Oggi viviamo in un momento di grandi difficoltà comunicative, non solo per la fretta e l’affanno in tutto quello che facciamo, ma anche per la perdita della curiosità e dell’interesse per i nostri simili, per quello che hanno da dirci e che per ciascuno di noi costituisce una ricchezza da non barattare con nessun tipo di schermo o aggeggio elettronico.
Proprio per quella sua ricchezza umana che mise a disposizione degli altri, si fatica a comprendere le ragioni dell’ ultima drastica scelta di Langer. Cristoph che pure gli stava molto vicino, non sa perché Alex, ad un certo punto della sua vita, abbia deciso di scomparire.
Le spiegazioni che molti allora diedero (delusione, stanchezza, solitudine) non bastano…
“Ho sempre rispettato questa scelta senza capirla - dice Cristoph e poi aggiunge un po’ misteriosamente: forse aveva scoperto che di là si sta meglio”.
Questo rispetto per un gesto incomprensibile, non significa avallare la sua rinuncia alla vita, ma rientra nella filosofia del non giudicare, ma farsi carico del dolore del fratello, nella logica di quella “com-passione”(com-patire=con-dividere) che Langer metteva al primo posto nel rapportarsi con gli altri.
Forse Baker percepisce che l’amico, spaziando un giorno con lo sguardo sulle splendide montagne del suo Tirolo, abbia voluto liberare il suo spirito dalle ambasce terrene, per farlo volare ancora più in alto
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