Guido Viale: Stile Langer, vivere più lentamente, più in profondità, con più dolcezza
E’ la vita di un grande “statista” che non ha mai avuto né voluto essere Stato; una vita contraddistinta da un paradosso: “Più lentamente, più in profondità, con più dolcezza”, era il motto di Alex, contrapposto al motto olimpico di Coubertin, citius, altius, fortius. Eppure Alex ha attraversato di corsa la sua breve vita, per tenere dietro al vorticoso sviluppo degli eventi di cui non ha mai accettato di essere solo testimone, cercando e riuscendo sempre a esserne anche attore se non protagonista; ha raggiunto, senza mai proporselo, posizioni apicali nelle organizzazioni di cui di volta in volta aveva scelto o accettato di fare parte; e aveva avuto la capacità di far sentire la sua voce, anche e soprattutto, quando andava controcorrente: non soltanto nei confronti del pensiero mainstream e istituzionale, ma anche nei confronti dei suoi stessi compagni di lotta, di partito, di fede.
Leggendo le pagine del libro che Fabio Levi gli ha dedicato tutto a prima vista ci appare – per lo meno a un lettore che non sia affiliato al pensiero unico dominante – giusto, equilibrato e quasi scontato. Poi, d’improvviso, ci rendiamo conto che molte di quelle cose che oggi ci appaiono acquisizione indiscutibili Alex le aveva pensate e sostenute, anche con dure battaglie, almeno dieci anni prima di quando hanno cominciato a venir riprese dagli altri. Il fascino di questa biografia sta soprattutto qui: ci mette di fronte alla potenza anticipitoria deii pensieri, delle scelte, degli atti di Alex Langer.
Sono riportate in questo libro frasi di Alex che colpiscono come un flash. Per esempio, la tesi che per realizzare “scambi meno iniqui e meno nocivi”, – siamo nel 1990 - “non si dovesse più proporre di abbassare i prezzi, ma – paradossalmente – di aumentarli, per renderli più veraci e più corrispondenti al valore dei beni e dei servizi…per sfuggire al mondo senza qualità dell’offerta massiccia di prodotti in quantità e…per assicurarci che la qualità ambientale e sociale dei prodotti che acquistiamo contribuisca al riequilibrio invece di provocare squarci e ferite”.
Oppure, quando già nel 1991, Alex sostiene: “Spero davvero che i legislatori europei sbarrino la strada a questa possibilità di avere l’esclusiva legale su una sostanza genetica che rende unica ogni persona umana, ma che a un certo punto può diventare ‘proprietà’ di qualcun altro, con il diritto legale di sfruttarla al meglio”. O, ancora, quando definisce gli zingari: “un popolo mite e nomade, che non rivendica sovranità, territorio, zecca, divise, timbri, bolli e confini, ma semplicemente il diritto di continuare a essere quel popolo sottilmente ‘altro’ e ‘trascendente’ rispetto a tutti quelli che si contendono territori, bandiere, palazzi”.
Il libro di Fabio Levi è organizzato per capitoli che hanno per titolo i nomi delle molte città dove si è svolta una parte piccola o grande, ma sempre comunque importante, della vita itinerante di Alex, ma che incarnano anche una delle tante forme degli impegni politici, culturali o religiosi in cui è stato coinvolto e delle strutture istituzionali in cui il suo impegno si è svolto: dalla natale Vipiteno al liceo dei francescani di Bolzano, dalla comunità dell’isolotto di Firenze a servizio militare prestato a Saluzzo, all’impegno in un liceo di Roma e in Lotta Continua. Poi a Francoforte a fare da liaison officer con il gruppo di Joschka Fisher e Cohn Bendit, e subito dopo l’avventura con che aveva portato alla fondazione dei verdi e le tante città visitate durante la campagna internazionale Nord-Sud. E poi ancora a Bolzano, come consigliere verde, e a Strasburgo, nel Parlamento europeo; e il suo disperato tentativo di far fermare guerra e stragi nell’ex-Jugoslavia. Fino al suicidio sui colli di Firenze, all’indomani della strage di Tuzla