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Il caso Beslagic
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Alla Camera un' interpellanza di Marco Boato e altri sul mandato di arresto all'ex-sindaco di Tuzla Selim Beslagic. Una lettera di solidarietà del Sindaco di Bologna Cofferati e del presidente del Consiglio comunale Gianni Sofri

1.8.2007, Atti parlamentari + comunicato
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri degli affari esteri, dell’interno e della giustizia, per sapere - premesso che:

il 15 giugno 2007 a Tuzla, una delle maggiori città della Bosnia-Erzegovina è circolata la notizia, poi confermata dalla stampa locale, che un Tribunale serbo aveva emesso un mandato di cattura e d’estradizione internazionale, via Interpol, per tre cittadini di Tuzla;

alcuni giorni prima era stato arrestato a Belgrado, durante uno scalo all’aeroporto, Ilija Jurišić, ex-presidente del Consiglio comunale della città, che a tutt’oggi non risulta essere stato ancora rilasciato;

insieme a Enver Delibegović e Budimir Nikolić il mandato di cattura ha riguarda anche l’ex sindaco di Tuzla, Selim Bešlagić. oggi parlamentare della Federazione della Bosnia-Erzegovina, accusato di “crimini di guerra” per un fatto collegato all’inizio del conflitto, quando, il 15 maggio 1992, una colonna della JNA (l’allora esercito jugoslavo), che fino a quel momento aveva occupato la maggior parte della Bosnia-Erzegovina, era stata invitata a lasciare la città che aveva deciso di opporsi alla guerra di conquista da parte delle milizie serbe, sostenuta da Slobodan Milošević;

 

nell’accusa si sostiene che la colonna disarmata era stata attaccata e che furono uccisi circa 200 soldati. Già nel 1993 la magistratura di Milosevic aveva avviato questa iniziativa. L’accusa promossa dalla polizia di guerra di Karadzic, era stata fatta propria dalla polizia di tutti i presidenti della Republika Srpska, fino a Dodik;

“Le accuse e gli arresti sono senza senso – ha dichiarato Zdravko Djuranovic a “Oslobođenje” del 16 giugno (articolo tradotto da: www.osservatoriobalcani.org): Il governo di guerra di Tuzla si occupò dei feriti della colonna e li lasciò andare a casa. Difesero i diritti umani di tutti i cittadini. Difesero la multiculturalità e l’immagine della Bosnia. Difesero le fondamenta della civiltà e adesso non sono inclini alla schematizzazione nazionale dei Balcani.
Solo a Tuzla si dice che i crimini di guerra furono commessi da bosgnacchi, serbi e croati e altri. Nell’ex Jugoslavia i crimini furono commessi da gruppi mononazionali contro altri gruppi nazionali. Si vuole accusare per crimini gli abitanti di Tuzla perché non sono scivolati nell’abisso della politica nazionalista”.

“Non desidero entrare nei dettagli dell’accusa – ha dichiarato allo stesso giornale Sinan Alic, direttore della Fondazione “Verità, giustizia e riconciliazione” di Tuzla - ma desidero dire che tutto ciò è basato su note falsità. Noi sulla base di documenti, ricerche e contatti con le fonti serbe abbiamo confermato che nella battaglia per la “Brcanska malta” furono uccisi 49 soldati della JNA e quattro difensori della città. C’erano circa 70 feriti. Quello che vi sto dicendo lo ha detto anche Milosevic all’Aja. Tuttavia all’attuale governo serbo serve un’esibizione e non la verità. La Serbia pare che desideri creare in modo artificiale l’impressione di un equilibrio tra i crimini commessi, ma questo non è possibile”;

portato in Tribunale a Sarajevo dalla polizia, l’ex-sindaco di Tuzla Selim Bešlagić – che aveva rinunciato alla sua immunità parlamentare - e gli altri sue concittadini erano stati subito rilasciati per “inconsistenza delle accuse” ma non potranno lasciare la Federazione senza rischiare di essere arrestati perché il cosiddetto “Accordo di Roma”, che garantiva la libertà di movimento dei cittadini dei diversi paesi dell’ex-Jugoslavia, è scaduto nel 2004 ed è stato inspiegabilmente rinnovato solo dalla Serbia e dalla Croazia;

Selim Bešlagić è stato un amico dell’allora euro-parlamentare Alexander Langer che lo aveva accompagnato in Italia e al Parlamento Europeo ed aveva ha un po’ adottato la sua Tuzla “interetnica”, dove si era svolto nel novembre del 1994, nonostante l’assedio, uno dei più importanti incontri del “Verona Forum per la pace e la riconciliazione nei territori dell'ex-Jugoslavia”. Dopo l’attentato del 25 maggio 1995 che aveva ucciso 71 giovani della città di Tuzla, Alexander Langer, anche sotto l’impulso di Bešlagić, fu spinto a presentare alla riunione dei Capi di stato e di governo del 26 giugno 1995 a Cannes il drammatico appello “l’Europa nasce o muore a Sarajevo” (pubblicato in: www.alexanderlanger.org). In occasione del conferimento del Premio Alexander Langer a Irfanka Pašagić, Selim Bešlagić era tornato in Italia nel maggio 2005 ed aveva riannodato i rapporti di gemellaggio con la città di Bologna, stabiliti durante e dopo la guerra, contribuendo a far apprezzare Tuzla come uno dei pochi luoghi di resistenza ad un feroce progetto di spartizione della Bosnia Erzegovina secondo linee etniche;

il 16 luglio 2007 Sélim Beslagic ha diffuso dalla sua casa di Tuzla una lettera appello, fatta pervenire alla Fondazione Alexander Langer di Bolzano, qui di seguito riprodotta:

<<Cari amici, vorrei sottolineare fin dal principio che non Vi scrivo questa lettera per problemi personali avuti in passato. Come persona responsabile sono a conoscenza del fatto che devo essere a disposizione delle istituzioni giuridiche della Bosnia ed Erzegovina dato che sono sospettato di aver commesso crimini di guerra. Allo stesso tempo riesco difficilmente ad accettare il fatto che, assieme ad altri cittadini, sono soggetto a un mandato internazionale per motivi politici, come anche il fatto che allo stesso tempo si stanno svolgendo indagini in ben due paesi. Ciò comporta il pericolo d'estinzione dei diritti umani.

Ho la coscienza a posto e per questo motivo non ho usato l'immunità che mi spetta essendo un membro del parlamento quando sono stato arrestato dalla polizia e trasferito alla Corte Statale della Bosnia- Erzegovina. In tempi molto difficili per noi mi sono opposto con i cittadini di Tuzla al male e all'odio che ci ha rivestito nella primavera del 1992. Abbiamo difeso la nostra città con l'unico mezzo a nostra disposizione allora, che era la polizia locale. C'erano innumerevoli rappresentanti di organizzazioni internazionali e NGO a quel tempo che possono rendere testimonianza del modo in cui le autorità di Tuzla hanno svolto i loro compiti durante la guerra. Per dimostrare tutto ciò possiamo citare diversi premi internazionali che sono stati assegnati alla città di Tuzla e a me stesso. In quel tempo di guerra Tuzla era l'unica città che non era vittima di forze paramilitari. Durante questo periodo più terribile nella storia di Tuzla siamo riusciti a preservare lo spirito multietnico della nostra città.

Un'accordo come questo andrebbe ad eliminare tutte le incomprensioni che esistono tuttora e soprattutto anche la mancanza di leggi e di conseguenza con indagini parallele ma non coordinate per gli stessi casi in paesi diversi. Si aggiunge anche il fatto che il tribunale dell'Aia ha passato i dato su questo caso solo ad uno di questi paesi. Per citare un caso concreto, ci sarebbe la questione della “Brcanska malta” il cui mandato è stato trasferito dalla corte dell'Aia esclusivamente alla giurisdizione della Bosnia- Erzegovina. A causa di duplici investigazioni siamo di fronte a un caso di “caccia umana”, dove persone vengono catturate per il solo motivo di essere cittadini di un certo paese e in questo caso della Bosnia- Erzegovina. Sono state arrestate anche persone non soggette a mandato di cattura.
Questa procedura potrebbe essere semplificata se l'Interpol nazionale, avendo avuto notizia del mandato internazionale, a sua volta identificasse la nazionalità delle persone ricercate e informasse poi il paese che ha chiesto il mandato.
Sono sicuro che capirete la complessità della situazione e le mie buone intenzioni. Io vi chiedo gentilmente di partecipare nella risoluzione di questo problema che in futuro potrebbe influenzare la costruzione o implementazione della fiducia internazionale e della libertà di movimento in questa regione.>> -:

 

se il Governo sia a conoscenza di questo grave fatto di limitazione della libertà personale che colpisce alcuni stimati esponenti della Bosnia-Erzegovina;

se il Governo ritenga di potere e volere intervenire – nei limiti delle sue competenze – per dichiarare non applicabile nel territorio italiano ed in quello europeo un provvedimento così arbitrario dando opportune disposizioni all’Interpol.

 

Presentata il 30 luglio 2007

 

BOATO, FRANCESCATO, BONELLI, BALDUCCI, CASSOLA, DE ZULUETA,FUNDARO’

LION, PELLEGRINO, PIAZZA, POLETTI, TREPICCIONE,ZANELLA

 

 

 

PREOCCUPANTI NOTIZIE PROVENIENTI DALLA BOSNIA RIGUARDO ALL’EX SINDACO DI TUZLA SELIM BESLAGIC: DICHIARAZIONE DEL SINDACO SERGIO COFFERATI E DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA GIANNI SOFRI.

 

Negli anni tristi e drammatici delle guerre della ex Jugoslavia, Bologna si unì con legami molto forti di amicizia, solidarietà, collaborazione con la città di Tuzla. Fra Tuzla e Bologna venne siglato un gemellaggio, si svolsero numerosi viaggi, si stabilirono amicizie durature che ancora oggi sono vive e intense.

La ragione principale di questi rapporti con la città bosniaca come interlocutore privilegiato stava nella scelta, per allora quanto mai coraggiosa, da parte di Tuzla di rimanere una città interetnica e tollerante, resistendo a ogni tipo di minaccia armata (Tuzla fu a lungo assediata, e oggetto di sanguinosi attentati), nonché alle seduzioni dei nazionalismi che intendevano separare e rendere ostili fra di loro vicini di casa serbi, croati, musulmani. Tuzla seppe così rimanere l’eccezione di una città della convivenza interetnica, interculturale, interreligiosa, quasi un messaggio affidato a una bottiglia per le generazioni successive.

Simbolo di quella scelta, di quella eccezione, di quella linea politica fu il Sindaco di allora, Selim Bešlagić, capace per anni di raccogliere attorno a sé, fiduciosamente, l’intera popolazione della città.

Il 15 giugno scorso ha cominciato a circolare la notizia che un tribunale serbo aveva emesso un mandato di cattura e di estradizione internazionale, via Interpol, per tre cittadini di Tuzla, uno dei quali è per l’appunto l’ex Sindaco Bešlagić, oggi parlamentare della Federazione della Bosnia-Erzegovina. L’accusa è di “crimini di guerra” per un episodio, da sempre assai discusso, collegato all’inizio del conflitto (maggio 1992).

Portato in Tribunale a Sarajevo dalla polizia, Bešlagić, che aveva rinunciato alla sua immunità parlamentare, e gli altri due suoi concittadini, sono stati subito rilasciati per “inconsistenza delle accuse”, ma non potranno lasciare la Federazione senza rischiare di essere arrestati.

Non sono pochi coloro che ritengono che, nel Paese in cui i veri criminali di guerra Karadzic e Mladic vivono ancora liberi e indisturbati, ampiamente protetti, le accuse a Bešlagić e agli altri cittadini di Tuzla rappresentino una sorta di volgare tentativo di rivalsa e ritorsione.

13 deputati italiani -tra cui Boato, Francescato, De Zulueta, Pellegrino, Piazza- hanno rivolto su questo grave fatto un’interpellanza ai Ministri degli Affari Esteri, dell’Interno e della Giustizia.

Il Sindaco Sergio Cofferati e il Presidente del Consiglio comunale Gianni Sofri, memori del ruolo di grande importanza civile che la città di Tuzla svolse in quegli anni terribili e tuttora svolge; memori anche dell’amicizia che lega fra loro le città di Tuzla e di Bologna, manifestano viva preoccupazione per i fatti qui ricordati, esprimono la loro solidarietà a Selim Bešlagić e chiedono al Governo italiano di assumere adeguate iniziative.

 

Sergio Cofferati Gianni Sofri

 

Bologna, 1 agosto 2007

 

 

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