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Lidia Menapace: Lusingata dalle sfide più rischiose

17.11.2005, Andreina 1936-1985
Il ricordo di Andreina Emeri mi torna di frequente, come una visita che sento consueta e cara, mantiene un carattere sereno e addirittura gioioso: non posso ricordarla se non sorridente, attiva, giovane e sempre impegnata, ma con una disponibilità ad ascoltare, fermarsi, interrompere i lavori per amicizia, dedizione, generosità.
So che chi non l'ha conosciuta può ricavare da queste parole una immagine di severità e di quell'atteggiamento che nel Sessantotto e dintorni poi chiamavamo per ironia da "militonti". Invece lei era la leggerezza e persino il capriccio fatti persona. Non era "virtuosa", sembrava fare il moltissimo che faceva sui temi della liberazione delle donne, della sessualità, dei consultori, dell'aborto per piacere, non per dovere, con una specie di ansia volonterosa, ma felice. Questo me la rese sempre amicissima, non posso sopportare quelle e quelli che sono sempre lì a mostrare il loro impegno, dedizione, sacrificio ecc. Credo di non averle mai sentito pronunciare la parola sacrificio. Piuttosto era lusingata dalle sfide anche rischiose, dalla gara, dal conflitto, affrontato animosamente, ma senza odio.

L'altra sua caratteristica che me la fa ricordare con particolare senso di attualità era la sua assoluta laicità, era una persona libera da qualsiasi condizionamento esterno o imposto, di una sua grande coerenza etica, ma voluta scelta costruita e anche modificabile, perché non aveva nessuna delle durezze burocratiche delle morali prescrittive. Sarebbe bellissimo poterla avere con noi ora all'epoca dei laici devoti e disposti a qualsiasi obbedienza opportunistica, sarebbe una bandiera.

Quando se ne andò in modo così repentino e incredibile restammo tutte colpite. Ricordo un piccolo stupido episodio: una veronese, amica di ambedue, una rigorosamente non religiosa, mi disse - dopo aver preso parte al suo funerale - che era quasi offesa dal fatto che le parole di congedo fossero state pronunciate da un prete, le pareva un non tenere fede, non rispettare ciò che Andreina era. "Ma non era un prete" mi venne spontaneo dire "era Peppino Rauzi, un amico". Perché lei che era laicissima, poteva anche avere come amico un prete come don Peppino Rauzi, che infatti di molte e molti di noi è stato amico discreto, affettuoso e allegro: tempi in cui ciò era possibile, tempi meno burocratici, non fondamentalisti. Ci aiuterebbe avere la sua lucidità e brevità di discorso, chiarezza di giudizio: ma come ripeto a me sembra di continuare ad averla, non è una presenza che si cancella o si allontana, finisce sullo sfondo: resta invece molto presente e necessaria.

(Bolzanina, insegnante universitaria, politica, giornalista, militante femminista e dirigente del movimento di emancipazione e liberazione delle donne sul piano nazionale e internazionale)


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