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Ofelia non va in convento

17.11.2005, Tandem, luglio/agosto 1983
Ho seguito con estremo interesse i colloqui di Castel Mareccio: tre giorni di Sud Tirolo diverso in Sud Tirolo.
Non riesco però, ripensando ai discorsi ascoltati, a togliermi di dosso una sensazione di disagio, come se una parte della realtà fosse stata lasciata fuori, congelata altrove, come se certe cose per essere state molto dette e analizzate in passato fossero scomparse, non pesassero più su di noi.

Questa sensazione si à fatta più forte durante l’intervento di Rudolf Bahro. La radicalità dei concetti espressi, la condanna quasi in blocco di una intera cultura (anche Beethoven?), il tono profetico, la severità e rigidità delle proposte alternative, pur formando un complesso affascinante, hanno illuminato di una luce un po’ spettrale il nostro futuro.
E sono rimate in me vecchie diffidenze verso questi tentativi sempre risorgenti di organizzare l’intera realtà ai due lati di un’unica contraddizione. Operazione di carattere religioso fideistico, ma largamente praticata anche in politica, soprattutto nelle fasi iniziali, allo stato nascente di movimenti politici o correnti culturali.
Ho ripensato alle lunghe e mai risolte discussioni fra femministe “radicali” e femministe “politiche” e mi sono detta che bisogna decidersi ad imparare qualcosa dalle esperienze che si son fatte. Imparare delle cose elementari e banali come quella che la realtà è complessa, polimorfa, intrecciata, contraddittoria, non allineabile su nessuno spartiacque unico, e che l’identificare una nuova contraddizione non può in alcun nodo portare ad una semplificazione, cancellare per incanto le altre.
L’approccio alla tematica “verde” condotto nel modo radicale e cosmologico di Bahro, o anche nel modo biblico di Alexander Langer (vedi volantone Lista Verde di Rovereto), mi fa paura: intravedo incendi di libri al termine di questa strada per Damasco, si profila Savonarola dietro S. Francesco…
Questa “natura” che come nei dipinti cinesi, dovrebbe sovrastare l’uomo, è quella nella quale le donne hanno un‘unica funzione di addette alla riproduzione e all’allevamento dei figli? È quella nella quale la sessualità femminile è solo finalizzata alla riproduzione? E lo stupro è lo schema base del rapporto sessuale?
Non credo proprio che né Bahro né Langer vagheggino questa “natura”. Ma allora, visto che nei colloqui di Castel Mareccio si è tanto parlato della scomparsa del “nemico”, cerchiamo che ciò non significhi la cancellazione del nemico di classe e/o di sesso, per costruirne uno più grande e più mostruoso, identificabile addirittura con tutta la cultura, la scienza e la tecnica prese in blocco.
L’utopia conventuale di Bahro ripresenterà al suo interno la divisione del lavoro, la divisione di classe, la divisione di sesso: se buttiamo via le peccaminose lavatrici i maschietti (neri o rossi) impareranno a lavarsi le camice?


Lettera inviata agli organizzatori del Convegno di Castel Mareccio del giugno 1983: Das andere Südtirol/L'altro Sudtirolo
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