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Buchvorstellung/Presentato il libro su Andreina Emeri, realizzato dalla Fondazione a 20 anni dalla morte

30.11.2005, Fondazione Alexander Langer Stiftung

Presentato il 2 dicembre presso l'Archivio delle Donne/Frauenarchiv il libro realizzato dalla Fondazione,
"ANDREINA" Scritti e ricordi - Schriften und Erinnerungen di/von Andreina Emeri.

Copie del libro possono essere richieste alla Fondazione.


INDICE - INHALTSVERZEICHNIS

Vorwort

Vor zwanzig Jahren verstarb Andreina Emeri, Mutter von vier Kindern, Rechtsanwältin, Politikerin und Frontfrau der feministischen Bewegung, ganz unerwartet während einer Reise durch Norwegen. Während sich FreundInnen, Bekannte, MitstreiterInnen noch lebhaft an sie erinnern und sie im Zusammenhang mit der Zweiten Frauenbewegung stets Erwähnung findet, ist von ihrem auch sonst sehr bewegten Leben im Allgemeinen wenig bekannt.
Das Anliegen dieser Publikation ist es, die Erinnerung an Andreina Emeri wach zu halten und Einblick in die verschiedenen Tätigkeitsbereiche Emeris zu geben. Information soll zugänglich gemacht werden und zum Weiterdenken und Vertiefen anregen. Die Auseinandersetzung mit der Vergangenheit soll Anreiz bieten zu einer aktuellen Standortbestimmung.
Den LeserInnen wird auffallen, dass ein wesentlicher Bereich aus dem Leben Andreina Emeris fehlt. Es sind dies die Beiträge der Frauen der Gruppe Kollontaj bzw. des AIED.
Dieses Buch erhebt keinerlei Anspruch auf Vollständigkeit. Der Schwerpunkt wurde auf Schriften und Reden von Andreina Emeri gelegt, die sich in den einzelnen Kapiteln mit Erinnerungen und ergänzenden Texten abwechseln.
Die Beiträge der ZeitgenossenInnen und MitstreiterInnen geben authentischen Einblick und können Bestandteil für weitere Forschung werden.


In una notte chiara di 20 anni fa, Andreina Emeri si è addormentata per sempre: un libro aperto sulle ginocchia, il silenzio del mare, il desiderio di pace, alcuni compagni di viaggio nelle vicinanze.
E’ forse successo anche a lei come al visir del racconto di Ivo Andric “Quel ponte sulla Zepa”. Improvvisamente, senza ragione apparente, si sentì sola e desiderò il silenzio sopra ogni altra cosa.
O forse il male oscuro della politica, con quel suo naturale espandersi di relazioni strumentali e l’innaturale restringersi degli spazi per la cura di sé e delle amicizie personali che erano state il sale della sua straordinaria vita, l’aveva molto affaticata.
Leggendo i verbali del Consiglio provinciale e i suoi scritti che si trovano qui raccolti; parlando con persone che l’avevano conosciuta e molto amata, i suoi familiari in primo luogo, il ricordo di lei ha cominciato a prendere sempre più corpo.
La sua baldanzosa presenza, nel piccolo Liceo di piazza Domenicani, ricordata dai suoi compagni di scuola, racconta l’ingresso di una giovane donna, ben sostenuta da una famiglia premurosa e rispettosa, in un mondo di adulti occupato a curarsi le ferite di una guerra sanguinosa prodotta da due dittature feroci.
In quello spazio vuoto, Andreina rifiuta di aggrapparsi alla nostalgia di un passato sconfitto e sceglie di dedicarsi all’invenzione di un modo nuovo di stare nella vita, a cogliere il meglio di ciò che fioriva tra le macerie: la complicità amicale ben declinata già allora al femminile, lo studio e le buone letture non solo scolastiche, l’esplorazione di una natura accogliente, i primi viaggi e i primi amori.
Con in dote questa potente consapevolezza di poter generare in proprio idee e nuova vita, di dare con gioia e di ricevere con riconoscenza, Andreina ha percorso la sua strada: gli studi universitari, il precoce matrimonio, la famiglia subito numerosa, il sogno comunitario del ’68, l’accompagnare i figli alla libertà adulta, lo stare con la stessa curiosità nel piccolo e nel grande mondo.
E il femminismo, prima di tutto, subito ricco di concretezza e progettualità sociale. E la politica infine, naturale approdo di un’autorevolezza e una rappresentatività spontaneamente riconosciuta.
Con questo ancora incompleta raccolta, che speriamo altri vorranno in futuro arricchire, vogliamo tentare di restituire a lei, a 20 anni dalla morte, un po’ di quanto ci ha regalato con una generosità senza limiti.
E di metterla nell’albo prezioso delle donne sudtriolesi che hanno molte solide ragioni per essere nel tempo ricordate e ri-conosciute.






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