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Reinhold Messner: lo scalatore matto di Villnöss

3.9.1980, Lotta Continua, 3 settembre 1980
Reinhold è un po' matto, ma forse lo sono tutti in famiglia: anche suo fratello dottore portava i capelli lunghi fino a quando non glieli han fatti tagliare sotto naja", dicono di lui in valle.

Reinhold Messner è nato e cresciuto con molti fratelli nella Val Villnöss ( nella traduzione italiana ufficiale, eseguita col solito metodo dello storpiamento), poche centinaia di abitanti, quasi tutti contadini (ma suo padre faceva il maestro). La valle si trova sotto uno dei più affascinanti gruppi dolomitici, i Geisler (le Odle), e quindi non è più risparmiata dal turismo.
Mentre altri campioni sudtirolesi, pur col rammarico che debbano vestire i colori italiani, vengono volentieri sbandierati in giro e variamente decorati e celebrati dalle diverse autorità locali (Thöni, Dibiasi, Plank, ecc.), di Messner si mette in luce al massimo la sua eccentricità, il suo non-voler-essere-un-buon-sudtirolese. Uno che mette su in valle un nepalese e che rifiuta la propria utilizzazione a maggior gloria della piccola o di qualche grande patria, non è proprio a posto forse se lo è meritato, se qualche anno fa gli hanno danneggiato la sua Porsche di notte. Anche perché Messner ha voluto più volte rimarcare la sua estraneità, il suo disagio rispetto al piccolo mondo ordinato e tradizionale della sua valle, di tutto il Sudtirolo. Non è solo questione di collanine e capelli lunghi o di vestiario ; la sua stessa passione di scegliersi montagne lontane ed impervie e di volerci, sempre di più, andare da solo e sempre più in alto, da molti viene considerata come una specie di ostentazione aristocratica, di esibizione di superiorità.

Anni fa quelle montagne in continenti lontani Reinhold le scalava anche con suo fratello, Günther, che poi ha lasciato la vita sul Nanga Parbat (Himalaya) nel 1970; Reinhold per poco (e con mutilazioni permanenti) l'aveva scampata.
Reinhold da allora sembra aver concentrato la sua attenzione proprio sul gruppo dell'Himalaya che deve esercitare su di lui un'attrazione incredibile, tanto che passa mesi e mesi a preparare quelle sue spedizioni, scegliendo di proposito itinerari e modalità che continuamente alzano la soglia della sua sfida alla montagna ed a se stesso.
Un individualista, lo chiamano; forse un solitario, che per esprimersi sceglie oltre alle forme estreme di alpinismo anche la parola scritta, la fotografia. Ma che resiste finora abbastanza bene all'inevitabile utilizzo commerciale, anche se ovviamente deve fare mercato di sé, in una certa misura, per finanziare le sue imprese: la sponsorizzazione commerciale è altrettanto brutale e minuziosa nell'enfatizzare e parcellizzare ogni parte del corpo dell'atleta (ai piedi veste scarpe X e calzini Y, sulla testa porta il berretto Z e gli occhiali N) quanto un tempo lo era la chiesa con le reliquie dei santi.

Ora dopo l'Everest si attende, anche in valle ed in provincia, il ritorno di Reinhold dalla Cina. : ma dopo il grande clamore fatto intorno a Messner dalla stampa mondiale, sarà inevitabile che la sua patria lo festeggi. Vedremo se l'eroe accetterà di salire sullo zoccolo del monumento.

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