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Amir Kulaglic presenta la Campagna Rekom

Aug 26, 2009, Luca de Beradinis

Il Dovere della memoria: Amir Kulaglic interviene alla terza settimana internazionale di Srebrenica e propone una commissione trasversale e interetnica sui crimini di guerra

 

Oggi alla terza settimana internazionale di Sebrenica è intervenuto Amir Kulaglic, membro di Rekom, che ha spiegato di cosa si occupa la sua organizzazione e quali sono gli obiettivi che più di 200 Ong, che si sono associate per dar vita al progetto, si sono date quando tre anni fa è partito il progetto.

Kulaglic è di Sebrenica, è passato attraverso “l’inferno che si è scatenato qui nel 1995”, ha combattuto qui e vive con la sua famiglia ancora in città.

“Rekom vuole trovare, catalogare e raccogliere tutte le prove possibili di questo conflitto. Al fine di stabilire il numero delle vittime, le violazioni e i crimini commessi nei confronti di tutte le popolazioni sia in Bosnia che in in tutti i Paesi della ex-Jugoslavia dalla Croazia fino al Kosovo”.

Il modello a cui Rekom si ispira, spiega Kulaglic, è quello delle Commissioni per la verità, di cui l’esempio più famoso è quella di riconciliazione per il Sudafrica.

Il lavoro dell’associazione non è però di certo semplice, come spiega Kulaglic: “Le autorità dei Paesi dell’area balcanica non vedono di buon occhio il nostro lavoro. La politica è contro i nostri metodi, e purtroppo spesso anche le istituzioni religiose non sono d’accordo con il lavoro che facciamo”.

Questo perché, secondo Kulaglic, i loro obiettivi non sono quelli di stabilire una verità assoluta, “guardi la Bosnia, qui esistono almeno tre tipi di verità diversi”, né di indicare colpevoli ed innocenti, “per noi una vittima è una persona che ha perso la vita a causa di un conflitto”, ma solo di far emergere il dolore subito durante gli anni della guerra e di come questo sia indispensabile per il futuro.

“Se non si riesce a capire che le vittime di una parte sono uguali a quelle delle altre, avremo nuove guerre” aggiunge Kulaglic.

Ecco perché Rekom si è data un mandato di tre anni per completare un report da consegnare poi sia all’opinione pubblica che alle autorità.

“Con il nostro lavoro- ha concluso Kulaglic – speriamo di mettere sotto pressione la politica perché possa adottare quelle misure che riconoscano il valore della memoria, perché questo non si ripeta”.

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