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SOUVENIR SREBRENICA: Le presentazioni del film da parte di Paolo Rumiz, Luca Rosini, Irfanka Pasagic, Roberta Biagiarelli

Apr 10, 2006, www.babelia.org, aprile 2006
E’ giusto che sia una donna a dirci tutto questo. Solo una donna sa assumersi la fatica della memoria nera.
Roberta Biagiarelli ci guarda dritto negli occhi, ci rammenta che la Bosnia è il monumento alla nostra vergogna di europei.

Mi onora che sia un’italiana a farlo, figlia di un popolo che con la storia fa spesso il furbo, si autossolve e dimentica come pochi.
A Srebrenica sono rimaste le donne.

L’unica speranza sono loro. Vecchie e giovani che provano a ricominciare, come niente fosse. Come se gli assassini dei loro figli non fossero più in circolazione, come se i bambini rimasti non dovessero giocare in scuole sporche di sangue, su erba che puzza di morte. Come se il mondo non le avesse tradite, e l’Europa avesse una dignità.
Roberta ci guarda, in piedi nel mattatoio vuoto, ci dice che non è finito niente.

A Srebrenica fai picnic su tombe fresche.

Annusi lo stesso odore, la stessa miseria, lo stesso imbroglio di allora. Stesse foreste, stesse notti di stelle, stessa ferita nei monti, stesso catino tetro, stessa cassa acustica che intrappola tuoni e cannonate, fumo di comignoli e nebbia d’inverno. In Bosnia, nel ’95, ho stramaledetto la mia ipocrisia pacifista. Dieci anni dopo, guardando questo film tremendo, m’è tornato a galla l’odio di allora.
La stessa voglia di uccidere e la vergogna di non saperlo fare.
E’ atroce non poter far nulla per gli innocenti. Ma se a me basta un film per riattizzare l’istinto del lupo, come fanno queste donne a ricominciare, vivendo ogni giorno in quel luogo maledetto? Ricominciare, in queste condizioni, è fatica immane. Non può esserci rinascita senza giustizia: e per la Bosnia non ha pagato nessuno.

Prendiamone atto. C’è poca differenza tra noi e quei miliziani che ridono oscenamente portando dei ragazzi a morire.
Noi abbiamo venduto quei ragazzi, pur di chiudere in fretta la partita. Siamo noi quel cameraman che dice agli assassini di spicciarsi, perché ha la batteria scarica.
I Balcani siamo noi.

Paolo Rumiz
giornalista-scrittore inviato di “La Repubblica”
Marzo 2006


Perché tornare a parlare di Bosnia Erzegovina 10 anni dopo il massacro? Da un po’ di tempo i balcani occupano gli ultimi posti in un’ipotetica gerarchia delle notizie. Se avessi seguito in modo acritico l’interesse giornalistico non avrei dovuto fare questo film. Invece il “caso Srebrenica” mi affascinava e mi indignava. Capivo che non era una storia chiusa. Nel dramma dei 40 mila abitanti dell’enclave protetta leggevo un tradimento, una storia di criminali impuniti e di vittime innocenti, la storia di un genocidio evitabile. Dentro la vicenda di Srebrenica si aggirava il male nelle sue forme più estreme. Da quando ho incontrato Roberta Biagiarelli e mi sono interessato al suo monologo teatrale, Srebrenica è diventata la mia fissazione. Ho cominciato a pensare al 1995, a chiedermi dove fossi io l’11 luglio di quell’anno. E mi sono accorto che io di quella data e di quel massacro non ricordavo niente. Eppure dentro Srebrenica c’erano già molti elementi che avrei incontrato nelle guerre successive: il ruolo “utilmente idiota” dell’Onu, la propaganda etnica e la retorica nazionalista, i militari interessati a perpetuare il loro potere, i civili come obiettivo primario del conflitto. Perché allora mi ero dimenticato tutto? La spiegazione che mi sono dato è che nella mia mente altre guerre, altri fatti di sangue collettivi avevano contaminato quell’episodio. Il mezzo televisivo aveva appagato il mio bisogno di conoscenza e mi aveva lasciato con la certezza di sapere tutto il necessario. Per questo motivo in Souvenir Srebrenica ho usato brandelli di televisione. Nell’idea di incrociare teatro, tv e documentario non c’è solamente la volontà giornalistica di ricostruire i fatti bosniaci. Il film nasce anche dall’esigenza di offrire una lettura diversa di quel conflitto, lontana dalla cronaca quotidiana e più vicina alla vita delle vittime. Abbiamo cercato di recuperare, attraverso un uso frammentario delle immagini di repertorio, la memoria dello spettatore televisivo, un suo sguardo di 10 anni fa. Quando attraverso la televisione gli arrivavano immagini e voci di una guerra non troppo lontana, atroce, una guerra gestita allegramente da politici e militari mediocri, ubriachi di potere post comunista. Uomini che sono riusciti attraverso la televisione a farci credere che stavano combattendo per difendere la loro identità etnica e nazionale, mentre di nascosto dalle telecamere i loro sgherri armati andavano a rubare elettrodomestici, soldi e gioielli nelle case etnicamente pulite dei civili. Mentre i vari Karadzic, Tudjman, Izetbegovic e Milosevic facevano il loro sporco gioco fondato sulla rapina in grande scala delle spoglie comuniste, i nostri telegiornali parlavano di Grande Serbia, etnie e religioni. Non siamo riusciti veramente a capire cosa stava succedendo dall’altra parte del mare perché ci mancava una visione intima e profonda della realtà bosniaca, mentre la tv ci offriva solo facile pornografia del dolore e stereotipi etnici. Ecco, con questo film ho voluto rimediare alla mia ignoranza da spettatore televisivo, alla mia pigrizia intellettuale, alla mia impotenza di cittadino. Roberta Biagiarelli interpreta il mio sguardo dell’epoca e ne chiede il riscatto. Si fa strada tra gli eventi, cerca di mettere ordine alle macerie umane. Rappresenta la mia coscienza di telespettatore che si risveglia dopo 10 anni e in ritardo punta il dito contro gli aggressori e chiede giustizia per gli aggrediti.

Luca Rosini
giornalista-regista
Aprile 2006

Il film Souvenir Sebrenica l’abbiamo visto tutti insieme a Tuzlanskamica.Poi siamo rimasti a lungo in silenzio.Senza movimenti. Raggelati.

Ricordo la prima volta che vidi Roberta e “A come Srebrenica”. Nonostante la mia poca conoscenza della lingua in cui parlava, sono stata travolta da un dolore indescrivibile. Con gli occhi, con i movimenti e con la voce, lei ha dimostrato di avere capito.
E di avere sentito tutta la sofferenza e l’ingiustizia che era stata inflitta a Srebrenica. Mi ha convinto che LORO potevano salvare gli innocenti.
Se l’avessero voluto.

Srebrenica tutt’ oggi fa pensare all’inferno.
Carnefici e vittime insieme, le case distrutte, dove non c’è nessuno per tornare. Davanti ad ogni casa i ricordi che fanno male. Ogni albero, ogni via, ogni nuovo fiore rifiorito, riportano ai ricordi.
Anche il cioccolato fa male dopo che è stato distribuito da Mladic ai bambini, i cui padri, fratelli, zii, cugini ha poi consegnato ai mercenari.

Il film Souvenir Sebrenica è il documento di quello che il mondo non ha fatto per impedire la tragedia, un documento del nostro passato recente la cui diretta poteva essere seguita da tutto il mondo.
Usando filmati autentici dall’inferno di Srebrenica, Roberta ci ricorda che abbiamo seguito in diretta la morte di migliaia di persone dimenticate. E non abbiamo fatto nulla.

Non so quante saranno le persone che vorranno vedere il film.
Non so quanti di loro saranno disposti a comprendere il messaggio.
Non so quanti di loro riconosceranno che le forze oscure dell’inferno continuano a vivere qui, da qualche parte. Che tutto ciò si può ripetere. A noi, oppure a loro.
Se non facciamo qualcosa. Se permettiamo che l’oblio grazi i carnefici. Se la verità non verrà scritta con le lettere maiuscole. Se le vittime non potranno finalmente alzare la testa e piangere pubblicamente i loro morti.
E vedere la condanna del male. Senza riserve.
E senza privilegiati.
Di tutto, il silenzio è quello che fa più male.

Una generazione è andata perduta.
I morti ancora buttati qua e là in centinaia di fosse comuni, i sopravvissuti impietriti nel passato. Crescono nuovi bambini. Molti di loro studiano nelle scuole con le mura ancora insanguinate. Guardano i carnefici. Liberi. E potenti. E ascoltano le storie dei loro dispersi. E devono guardare al futuro.

Le vittime chiedono verità e giustizia. Loro il passato non lo possono dimenticare. Potranno andare avanti soltanto se avranno la sicurezza che la loro sofferenza sarà riconosciuta.

Da giorni ascolto come i politici della Serbia dicono che il Governo della Bosnia Erzegovina deve ritirare l’accusa…messa in atto di fronte al Tribunale internazionale dell’Aja, perché questo potrebbe turbare le future relazioni.
Per i carnefici l’oblio è un premio.
Per le vittime una nuova ferita sul corpo massacrato. A chi di loro serve un futuro senza la verità?


Dule e Camka sono la forza di Srebrenica.
Tornare nel posto di ricordi orrendi è coraggio, ma anche il modo per vincere gli oscuri desideri dei distruttori. Sui loro volti sicuramente non ci sarà mai gioia. Però non c’è il sorriso neanche sul volto di Baba Radojka .

- A Srebrenica oggi non ci sono persone felici.

Da bambina ascoltavo spesso i racconti sull’Italia, lì, da quale parte, oltre. E sulla mafia e i suoi crimini.
Ed ero felice di vivere nella tranquilla e serena Jugoslavia. Fino a che non è successo…

Irfanka Pasagic
direttrice di Tuzlanska Amica - (Tuzla - BiH)
e Premio Fondazione Langer 2005
Aprile 2006


Volevo in occasione del decennale del Genocidio di Srebrenica (Luglio 1995-2005) riuscire a fare qualcosa di più, perché Srebrenica è qualcosa di particolare.
Volevo far sì che Srebrenica potesse andare oltre la contingenza della commemorazione stessa e avere la possibilità di fare conoscere questo agghiacciante pezzo di storia ad un pubblico più ampio possibile.
Un documentario mi sembrava poter essere il naturale sviluppo della mia testimonianza teatrale che porto in giro in me e con me da oltre otto anni.
Mi sono chiesta spesso, io, che sono italiana, come ho fatto ad arrivare ad appendere un pezzo consistente del mio cuore in quel posto della Bosnia. Certamente la causa scatenante è stata un libro, un libro prezioso: “La guerra in casa” scritto dal giornalista-scrittore Luca Rastello, poi il lavoro sulla drammaturgia del testo teatrale fatto con Simona Gonella (regista ed autrice teatrale) e ancor più le svariate repliche, ormai quasi 400, messe in scena nei luoghi più diversi tra loro, principalmente in Italia, ma anche in Spagna e Bosnia. Srebrenica è entrata nelle mie fibre, è dentro di me come persona e come attrice-autrice, mi spinge ancora oggi ad occuparmi di Bosnia, a cercare di fare qualcosa.
Mi sono messa in gioco, concretamente, attivandomi com’è nella mia natura, ho fatto la giornalista, l’archeologa, la segretaria, l’esploratice, la sociologia, l’antropologa, l’addetta alle pubbliche relazioni, l’economista, l’agente di viaggi, la sceneggiatrice, la produttrice. Ebbene io non sono niente di tutto questo.
Io sono un’attrice o meglio, come mi definirono tempo fa, una viaggi-attrice.
In Souvenir Srebrenica ci ho messo dentro quello che credo di saper fare: il teatro e la mia capacità di creare relazioni, di organizzarle nel tempo e nello spazio tra di loro.
I miei compagni di viaggio sono stati: Luca Rosini, giornalista prestato alla regia, Giusi Santoro, montatrice e nostra salvatrice nella fase di chiusura del documentario, che è riuscita ad interpretare al meglio l’idea che io e Luca Rosini avevamo sviluppato sulla base dei materiali raccolti e girati,poi Vanessa Zanini, che si è presa a cuore questa sfida essendo lei stessa per metà d’origini serbe, si è occupata di noi durante le riprese del luglio 2005 a Srebrenica, ha curato le traduzioni e le edizioni. Fabrizio La Palombara, eccellente direttore della fotografia e cameraman, insieme a Luca Rosini ed infine
Giuseppe Lo Bue, compositore delle musiche originali e cura della post-produzione audio.
Mi è necessario ricordare tutti gli amici e le amiche visibili ed “invisibili” che ci hanno dato un letto, un piatto, un pezzo di carta dove posare le idee e ci hanno aiutato a portare a termine questo lavoro, un progetto partito nel settempre 2003 durante un viaggio sul Danubio con un battello che navigò da Vienna a Belgrado, organizzato da Osservatoriobalcani di Rovereto (TN), dove conobbi Luca Rosini e Alberto Bougleux.
La produzione del documentario si è fatta operativa dal settembre 2004, grazie alla Regione Marche che per prima ha sostenuto la mia idea, per chiudersi nell’aprile 2006.
Il risultato raggiunto è un ibrido, un assemblaggio di differenti materiali, un affresco di Srebrenica oggi, una sorta di tappeto simile a quello sul quale io recito la testimonianza di “ A come Srebrenica” da 8 anni.
Ci sono io, col mio modo di fare il teatro, ci sono i testimoni, cioè i cittadini di Srebrenica oggi, le immagini d’archivio, il processo in corso al Tribunale penale dell’Aja, le video-lettere dall’assedio e le immagini della sepoltura collettiva dell ’11 luglio 2005
Il film documentario è un intreccio di fili di colori diversi, di trame d’umanità uscite fuori dal telaio della vita e della Storia.
Quello che Srebrenica ha regalato a me in questi anni è stato l’incontro con persone speciali, con gruppi, associazioni dove uomini e donne esercitano una passione vitale, dove i cittadini si organizzano e nel quotidiano compiono azioni di solidarietà concrete.
Roccaforti di Resistenza contemporanea.
Ogni volta che arrivo al Memoriale di Potocari, a pochi chilometri da Srebrenica, è forte il senso di impotenza e di smarrimento che s’impossessa di me.
Per più volte mi sono ritrovata a pensare: i morti sono sotto terra, morti, ma i vivi, oggi, come si salvano?
Ecco, allora io credo che occuparsi dei morti serva a prendersi cura anche dei vivi, ad aiutarli a costruire loro un futuro, o almeno una possibilità.

Roberta Biagiarelli
attrice - autrice
Aprile 2006


SOUVENIR SREBRENICA
con
Roberta Biagiarelli

fotografia
Fabrizio La Palombara

montaggio
Giusi Santoro

edizioni
Vanessa Zanini

musiche originali
Giuseppe Lo Bue

produzione
Roberta Biagiarelli

regia
Luca Rosini

E la partecipazione straordinaria di:
Abdulah Purkovic detto Dule
Camila Purkovic in Omanovic detta Chamka
Baba Radojka

aiuto regia e traduzioni
Vanessa Zanini

soggetto e trattamento
Roberta Biagiarelli
Alberto Bougleux
Luca Rosini
dal monologo teatrale "A come Srebrenica"
di Biagiarelli, Gonella, Giovannozzi

riprese
Fabrizio La Palombara
Luca Rosini

suono
Giuseppe Lo Bue

contrabbasso e fisarmonica
Mauro Germinario

sampling e tastiere
Paolo Mazzà

"Jalnita"
eseguita da Romeno Fantastic

"Skitnica" - Trad. Serbo
eseguita da Dragan Nikolic e Diamant Brin

assistente operatore
Anja Tedesko

assistente al montaggio
Sergio Climinti

ricerche giuridiche
Claudio Preziuso (Carjeci)
Luca Rosini

post produzione video
Studio Santoro

grafica
Walter Cavatoi

mixing audio
Ihamnet Studio

telecinema super8
Home Movies

immagini d'archivio
Video Archive (Sarajevo)
Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (l’Aja) - Processo a R. Krstic
Center for humanitarian law (Belgrado)

luci e macchine
Izolight – Fratelli Kutlovaz (Sarajevo)

service
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amministrazione
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con il sostegno di
REGIONE MARCHE
REGIONE EMILIA-ROMAGNA
TRACCE DI TEATRO D'AUTORE
Comune di Polverigi (AN )
Inteatro Festival
Babelia&C.

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ADL - Ambasciata della Democrazia Locale (Zavidovici)
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© Roberta Biagiarelli e Luca Rosini (Aprile 2006) - www.babelia.org









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