We use cookies to make our website as user-friendly as possible. If you continue, we suppose you consent to this.
Further information can be found in the privacy policy.
Decorazione Dutchbat III: La reazione dei giornali olandesi
Dec 19, 2006, Fondazione
L'onorificenza è stata annunciata dal vecchio governo il 3 novembre e consegnata in una caserma (ad Assen) il 4 dicembre dal ministro della difesa Henk Kamp, come uno degli ultimi atti del governo di centro-destra ora sconfitto nelle elezioni. Erano presenti ca. 500 dei ca. 800 militari del Duchbat III che sono stati in Bosnia e a Srebrenica nel periodo del genocidio. Era presente anche il colonnello Karremans, espressamente salutato dal ministro all'inizio del suo discorso, che ha detto - tra l’altro - che difendere Srebrenica era un compito impossibile e che, dopo aver meditato a lungo se presentarsi per ricevere l'onorificenza, alla fine era venuto per fare un’omaggio all’impegnativo compito svolto dai militari.
Il discorso del ministro Kamp è scaricabile dal sito del ministero. È intitolato: "Per sempre connessi", ovvero legati alle vittime e legati tra di loro per le esperienze fatte.
Nomina le difficoltà che hanno incontrato i soldati a Srebrenica; dice che la comunità internazionale ha fallito, che sono stati lasciati soli dalla “politica” durante e dopo; ricorda le vittime; dice che è una vergogna che Karadzcic e Mladic non siano stati ancora catturati; afferma che tanti di loro hanno sofferto a Srebrenica e che molti soldati sono rimasti traumatizzati (ndr. pare che il 25% del Dutchbat III rispetto alla media del 8% di altre missioni all'estero soffra dsi post-traumatic stress disorder); afferma che la colpa per il genocidio è stata ingiustamente attribuita a Dutchbat III facendo riferimento ai report dell'ONU; dice che nel 2003 la commissione parlamentare ha concluso che, date le condizioni estremamente difficili, i soldati di Dutchbat hanno eseguito il loro compito con onore e secondo coscienza e per questo sono stati riabilitati e riceveranno un’onorificenza ad hoc (ndr. non una vera e propria "Heldenehrung" destinata agli atti eroici).
Ci sono state proteste ad Assen. Alcune decine di persone - in gran parte bosniaci residenti in Germania, associazioni per i diritti umani, la Gesellschaft für bedrohte Völker - hanno srotolato un telo con i nomi delle 8000 vittime. Anche all'Aia alcune persone hanno protestato davanti al parlamento.
La notizia delle onorificenze è apparsa sui maggiori giornali olandesi, per la maggior parte senza commenti particolari.
Dalle versioni on-line.
"Trouw" (liberale, originariamente il giornale delle resistenza durante il periodo nazista) è l'unico che riporta anche i commenti di sopravvissuti bosniaci (citando anche Hasan Nuhanovic) - più perplessi che offesi per l'assurdità della cosa - e di Dion van den Berg del ISV – organizzazione olandese molto impegnata in Bosnia - molto critico e imbarazzato.
Il "De Gelderlander" (giornale provinciale) ha riportato un articolo di un ufficiale presente a Srebrenica (senza altri commenti) che sostiene che la colpa è dei “politici” che non hanno ascoltato i militari: il massacro si sarebbe potuto evitare ma il loro mandato non era quello di proteggere i bosgnacchi (compito comunque impossibile), ma quello di monitorare la tregua, e che di conseguenza i militari sono stati ingiustamente accusati dall'opinione pubblica.
Un altro giornale provinciale "Brabants Dagblad" ha invece riportato la foto dei dimostranti ad Assen e intervistato Tilman Zuelich della Gesellschaft für bedrohte Völker.
Il settimanale "Elsevier" riporta esclusivamente i discorsi di Kampen e Karremans senza menzionare le vittime.
Il NRC (giornale solido, piuttosto conservatore) intervista alcuni militari che sostengono che il loro era un compito impossibile; che senza la loro presenza ci sarebbero state più vittime tra donne e bambini e che un centinaio dei militari di Dutchbat si sarebbe rifiutato di ricevere l'onorificenza.
Un secondo articolo contiene un’analisi critica del ruolo di Dutchbat e della politica olandese, distinguendo tra la responsabilità individuale dei singoli militari presenti a Srebrenica e la responsabilità dei vertici militari e della politica.
La maggior parte degli articoli è seguita da decine di reazioni di lettori, inclusi militari, con reazioni di tutti tipi.
Karin Abram