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Funerale laico con Tedeum

1.8.1980, Lotta Continua, agosto 1980
Due anni fa, d'agosto, seppellivamo nel cimitero di Bruneck (Brunico) il dissidente sudtirolese Norbert Conrad Kaser. Al suo funerale c'era molta gente: donne di campagna, qualche frate cappuccino e diversi altri preti - molti un po' strambi ed alcuni malvisti dalla gerarchia - l'ipocrita sovrintendente scolastico Kofler e molti compagni, artisti, buona parte del "dissenso sudtirolese", qualche sindacalista e qualche esponente di partito.

Per chi era "di sinistra", il funerale di Norbert era anche l'occasione per rivedersi tra compagni spesso rimasti dispersi dal 1969 in poi: chi aveva fatto insieme la rivista "die brücke" (sulla quale erano state pubblicate nel1968 le prime poesie di Norbert, quando era stato nel noviziato dei cappuccini); chi aveva impresso alla "Südtiroler Hochschülerschaft" (l'associazione degli universitari sudtirolesi) una decisa svolta a sinistra, a metà degli anni '60, che perdura a tutt'oggi; chi aveva contribuito a far nascere un movimento degli studenti nelle scuole sudtirolesi e chi aveva dato vita a gruppi politici e culturali di sinistra, spesso "interetnici"; chi aveva fondato e poi abbandonato partitini e chi verso la metà degli anni '70 era approdato in veste di funzionario "di sinistra" al sindacato: chi aveva scelto l'impegno culturale ed artistico - pittori, musicisti, poeti, grafici, scrittori, scultori ed altri ancora - e chi era finito nell'emigrazione, a Francoforte, a Roma, a Vienna o anche nell'emigrazione interna del silenzio e dell'obiezione individuale al conformismo "di regime". Amici e compagni, molti dei quali partiti insieme negli anni '60 ed arrivati, nel frattempo, a mète diverse per strade diverse, spesso frustrati dall'enorme e vischiosa difficoltà di cambiare qualcosa in una società così monolitica e chiusa, nella perversione della nobile causa di difesa di una minoranza etnica. Quasi del tutto assenti, dal funerale di Norbert Conrad Kaser, gli italiani ed i giovani: entrambi ignari della portata e del significato della rottura che N. C. Kaser (come amava abbreviarsi) aveva osato nel 1968-69, con la sua pubblica accusa della non-cultura sudtirolese ufficiale, con la sua feroce ironia contro una borghesia bottegaia ed un clero oppressivo.

Personalmente per me era un evento importantissimo: dietro la bara di N. C. Kaser rivedevo, dopo anni, tutti insieme gli amici ed i compagni di una volta, nella dispersione più ampia, nella comune contraddizione di essere figli di una terra al tempo stesso assai provinciale ed assai ricca di stimoli, combattuti tra la tentazione di voltarle semplicemente le spalle, lasciando cuocere nel loro brodo gli insignificanti e dispotici padrini locali e la gente che li sopporta e li appoggia, e quella di unire le nostre forze per riprovare ancora, per riprendere un discorso lasciato in sospeso, da ognuno di noi, anni addietro. Con il continuo rischio di finire anche noi nella grettezza disperata del provincialismo e della sua meschina routine ("kleinkariert": a piccoli quadretti, tutti uguali) o, viceversa, di ripetere localmente, astratti modelli di progresso, di rivoluzione, di critica, di trasformazione che finivano per consolidare e rafforzare, insieme all'isolamento delle "avanguardie", il ferreo dominio di chi tutto comanda e controlla.

Norbert era morto d'isolamento all'età di 31 anni: sempre più profondamente immerso nell'alcool e nello sforzo estremo di scuotere, di comunicare qualcosa, di graffiare. Non gli piacevano le avanguardie troppo spinte: con le femministe di Bruneck aveva polemizzato per una scritta irriverente sui muri della chiesa e nel 1976 si era iscritto, senza mai contrarvi nulla, nel PCI, quasi a dimostrare che non voleva restare solo (ma nel Sudtirolo il PCI significa un isolamento cocciuto ed ostinato, non molto dissimile a quello di chi sceglie forme più libere di lotta e di dissenso). L'isolamento era rimasto, anche le supplenze di varie scuole elementari gli erano state tolte, e sempre aveva da combattere con la miseria.

Al suo funerale, tra i più coerenti vi furono il parroco ed una sua vecchia maestra. Il parroco, perchè gli aveva negato il servizio religioso, visto che Norbert era solennemente e formalmente uscito dalla Chiesa, dopo aver assolto persino un anno della sua vita da novizio dei frati. Il diniego del parroco ha risparmiato molta ipocrisia a tutti, liberando anche molta religiosità diffusa tra la gente. Tanto che quella vecchia maestra, davanti alla fossa, si fece avanti, pronunciando un breve discorso: "Norbert, tu hai avuto tanti amici strani, ognuno aveva la sua particolarità, ed io ero per te bigotta; ora che sei morto, voglio che tutti quelli che se la sentono, cantino per te un Te deum, e per chi non si ricorda le varie strofe, ho portato i foglietti ciclostilati", che casualmente distribuiva, e così cantò il Tedeum che io non avevo il coraggio di intonare per non mescolare la mia voce con quella del sovrintendente Kofler, tenace persecutore di Norbert da sempre. Anche altri amici comuni, con i loro strumenti antichi, suonarono per Norbert, e c'era chi gli aveva dedicato una poesia o alcune parole.

Fu al funerale di Norbert che decisi di tornare nel Sudtirolo, che non si volevano altri morti, che bisognava fare qualcosa.


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